Regia di Tekla Taidelli vedi scheda film
Controculture e vite spezzate in “Fuori Vena”, il lungometraggio di esordio di Tekla Taidelli. La giovane regista punk di Milano si ispira a storie realmente accadute e a tratti autobiografiche infarcendole di gag grottesche e deliri visivi, il tutto reso veramente interessante da un certo gusto per il non-sense. Ma, la realtà e la quotidianità sono così dure racconta Zanna, tossicodipendente da un po’di anni che se ne fotte di quelli che tutte le mattine vanno in ufficio e guardano il culo alle segretarie che poi fanno le oche…Lui non ci sta, si fa tre pere al giorno e sta bene! Stanno bene anche gli altri suoi amici “tossichetti” del parco finché la "roba scende” e poi sono cazzi amari e allora bisogna trovare il “cash”, “svoltare” e anche il “farsi” diventa routine nella quale ci si può rimettere le penne ogni giorno. Cosa che non può accadere a “Barabba, lu re” (il re dei tossici con 30 anni di sana tossicodipendenza alle spalle) che rappresenta un punto di riferimento per gli scoppiati del quartiere,ma anche per lui la partita si chiuderà con un’overdose e la morte. Il messaggio del film che strizza l’occhio a Trainspotting di Danny Boyle è chiaro: non tutte le droghe sono uguali, si tollerano in maniera diversa e c’è un’abissale differenza tra farsi una canna di erba e schizzarsi in vena dell’eroina. “Il rapporto con la droga te la crei tu con la tua testa, tu e il tuo cervello. Sei tu che decidi tra sfogo o annientamento” dice Tekla che ama sconvolgersi per non pensare a niente, dandosi comunque un certo limite. Invece, il limite, Zanna l’ha passato già da un pezzo e infatti le risponde con sguardo allucinato: “Quando sei innamorato non sei cosciente, agisci incontrollato. E’ facile innamorarsi della droga”. Insomma, la tenerissima storia d’amore tra i due giovani "outsider" sarà ben presto distrutta da quel “dolce veleno”: “alla fine una cosa l’ho imparata…l’eroina è più maliziosa della prima donna che ti ha fatto innamorare (Zanna, the Warrior)”. Non è facile uscirne dal tunnel della droga e Tekla lo sa benissimo, perciò muove con spirito di denuncia la sua camera in uno spaccato della società estremamente difficile, cioè un universo parallelo messo da parte dai finti benpensanti che si strafanno di caffè, di alcool, di tranquillanti, di psicofarmaci, di cocaina e quant’altro, quindi la domanda che, a questo punto, sorge spontanea è la seguente: qual è la linea di confine tra tossico e tossico? Simpatici i siparietti per sdrammatizzare l’ argomento come la puntata di “Fornelli di Italia” nella quale si cucina una buona base di cocaina e il nonno cieco che assume per sbaglio ketamina in una bottiglietta d’acqua e improvvisamente ci vede! Ironica e amarognola la scena del parco con i tossici che attendono il pusher marocchino per “acquistare”, soprattutto nel momento in cui egli arriva e con un bastone li raduna in fila come un gregge di pecore. Fuori Vena affronta anche la vita dei “traveller” di Bologna, persone che passano da un rave party all’altro e vivono nei camion insieme ai cani. Ciò che emerge con chiarezza da questo coraggioso progetto è la sincerità del messaggio che si vuol comunicare al pubblico, spesso, completamente avulso da certe logiche e meccanismi. La pellicola non la si può collocare in un genere ben definito, infatti ci si trova davanti ad un documentario/reportage distante dai falsi ed edulcorati servizi della trasmissione “Lucignolo”, ad una fiction sapientemente immaginifica e non studiata a tavolino secondo la moda del momento, ad un’idea di cinema anarchica e molto personale che rifiuta la nostra società, senza mai perdere la speranza in un mondo migliore. The dreamers!
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