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Bronte - Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato

Regia di Florestano Vancini vedi scheda film

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La recensione su Bronte - Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato

di lamettrie
9 stelle

Un film magnifico. Per un italiano, perché fa capire parte della storia che ci riguarda; ma per chiunque, per come mostra una vera rivolta popolare, nei suoi modi e nelle sue ragioni.

Quest’ultimo aspetto è ancora più rilevante: mai, sinora, avevo visto inscenata così bene la rabbia popolare contro lo sfruttamento. L’aristocrazia, con il suo corredo di crimini costanti e coerenti contro l’umanità, ha esercitato una tale violenza che l’indignazione e la reazione non possono che essere terrificanti. Il film fa poi anche riflettere sull’errore di chi usa la stessa moneta: se sbaglia il nobile, che ha cominciato la violenza, non per questo è tanto più giustificabile la violenza della vendetta. Il film mostra come sia necessaria la riparazione nell’unico modo giusto: l’accertamento dei fatti di fronte a un tribunale competente, e la giusta punizione (mai il perdono, quindi!) nei confronti dei rei. Ma si mostra altrettanto bene come il tribunale che deve giudicare facilmente è stato un tribunale ingiusto: che sacrifica la verità, e vite umane, in nome del proprio potere. E qui sta il succo del film, e del perché è celebre questo lugubre episodio: perché è la democrazia che tradisce sé stessa; in nome della libertà, si nega la libertà. La rivoluzione per rendere tutti uguali, sbagliando, deve essere guidata dall’alto, e non deve lasciare vera libertà di autodeterminazione a nessuno.

Perciò questo capolavoro insegna tantissimo soprattutto al pubblico di sinistra: per riflettere sull’errore dell’imposizione con la forza dei valori che pure sono positivi; e per riflettere sui disastri secolari dello sfruttamento violento dell’uomo sull’uomo, dell’ingiustizia del nobile contro colui al quale si vuole impedire di avere i propri privilegi.

Il risorgimento quindi è macchiato da questo peccato originale, di aver tradito il desiderio di libertà e di uguaglianza, cioè l’unico pretesto che era risultato utile per vincere: quello di ottenere consenso presso le masse. E con esso nasce già malatissima la nostra storia (157 anni, fino ad ora quanto meno ingloriosissimi, a voler essere benevoli): l’Italia nasce con la guerra civile, quella dei briganti (in realtà quella voluta da chiesa e nobiltà) contro il nuovo stato. Che infatti sono quelli che in questo film si rifugiano sui monti, per non collaborare coi garibaldini (e avevano i loro motivi, presagendo il tradimento perpetrato alla fine dai Savoia).

Perfetta è la presenza del rappresentante del governo inglese: Bixio, così odioso ma così determinato nel far valere la forza dei garibaldini, non può evitare di mostrare la sua subalternità rispetto agli inglesi, nella scena della carrozza. Questi hanno dato il supporto indispensabile perché i Savoia si ingrandissero: a loro faceva comodo uno stato unito, grande e debole e nel Mediterraneo, e più servo loro che non della Francia. La servitù italiana nasce lì (in realtà da quasi quattro secoli, da fine ‘400, ma l’Italia non era unita): e va avanti ancora adesso, anche se i padroni sono cambiati completamente. Dagli inglesi si è passati agli americani, ormai più di 70 anni fa, e l’asservimento allo straniero continua ad andare bene lo stesso agli italiani, stranamente. Sono infatti gli stessi italiani che, qui in Sicilia, quando devono prendere posizione su fatti gravissimi, fanno finta di non aver visto nulla: mentono, senza dignità, e senza mai andare incontro alle responsabilità di ciò che prima hanno fatto. Gli unici seri, poi, sono i cinque che ingiustamente vengono fucilati, a mo d’esempio, da quel tribunale da operetta che decide di chiudere gli occhi sui veri responsabili (quelli rifugiatisi sui monti), per dare in pasto invece degli innocenti, che erano i più comodi da punire, per dare l’impressione (ma solo quella!), di essere seri. Pazienza se poi ci va di mezzo il solito ritardato mentale: quelli nella storia sono sempre stati i capri espiatori migliori.

Tecnicamente il film è perfetto: la recitazione corale è splendida; la scenografia anche, la colonna sonora pure. La sceneggiatura è eccellente: certo, si parte da Verga. Infatti il realismo è spettacoloso. Il ritmo è incalzante. E la Sicilia si mostra per quello che è: lo specchio più fedele dell’Italia, piaccia o no. E la regione più intensa, se si tiene assieme il profilo umano ed estetico.

E Vancini si conferma uno dei grandi registi italiani più sottovalutati.

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