Regia di Florestano Vancini vedi scheda film
Una storia veramente taciuta e nascosta, che rivela un aspetto ed il problema, purtroppo, cruciale del nostro risorgimento, ed un peccato originale che ancora oggi ci perseguita ed in particolar modo al sud, con tutta la politica stupidamente populista che viene proposta. Un piccolo racconto, letto a scuola tratto dalle Novelle del Verga, dette spunto ad una piccola spiegazione da parte dell’insegnante, che però per me fu una scintilla che mi illuminò su un problema che ha fatto la nostra storia e su cui ci si rifiuta di parlare, almeno nei media generalisti che fanno opinione, proprio per paura di affrontare un ciclone, che però sarebbe stato ed è salutare per la nostra vita politica e sociale. Vancini ebbe questo input singolare e solo a quell’epoca riuscì a trovare dei produttori che lo sostennero, fra cui una lungimirante, allora, Rai che all’epoca fece diverse operazioni e programmazioni che rimangono storiche, e che rivedendole oggi sembrano frutto di un sogno o un miracolo. Il risorgimento qui viene messo al vaglio grazie a diverse documentazioni e scritti poi trattati in maniera efficace da un squadra di sceneggiatori, che oltre al regista arruola Fabio Carpi e Leonardo Sciascia, che a livello Sicilia è una sicura fonte di osservazione e critica. Un film che regge benissimo anche oggi, e ci si meraviglia come una Rai, che possiede i diritti, in tutti questi anni non lo abbia quasi più programmato, meraviglia retorica naturalmente, visto quale tipo di Rai si vede ormai da oltre venti anni. L’analisi dell’argomento potrebbe imbattersi nella didascalia storica, ma il regista e sceneggiatori hanno saputo saltare l’ostacolo per mezzo di agganci giusti, ed un po’ folkloristici, e legati anche alla musica ed hai canti, che ci portano nelle orme dei cantastorie, in forma minima naturalmente, una forza drammatica che va in crescendo subissata dalla prepotenza dei potenti del paese, un discorso di rivolta che poi si ripresenterà alla fine della seconda guerra mondiale con il discorso dei partigiani. La produzione si è spostata nell’ex Jugoslavia, ed in fatti il cast è ricco di nomi del paese, ma tutti volti efficaci e drammaticamente giusti, unico neo è la gestione del personaggio Nino Bixio, interpretato da un giovane Rigillo, troppo impostato ad un immagine storica ormai retorica, che fa si che al sua intransigenza venga distratta da una interpretazione ingessata; la Rai ha solo programmato il film uscito in sale e mai lo sceneggiato di più lunga durata. Bronte è un caso importante ed emblematico della nostra storia, ma come accennato nel film ci furono diversi paesi che ebbero la stessa sorte.
uans troia violenta ed importante
uno dei suoi film più intensi
interpretazione da grande attore, ma ho dei dubbi se è satto doppiato
un Bixio senza scavo
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