Regia di Albert Moore (Guido Zurli) vedi scheda film
Inarrestabile tombeur de femmes, un uomo viene spedito per lavoro a Parigi dal suo direttore, desideroso di mandarlo fuori dai giochi per un po'. L'uomo naturalmente, appena arrivato, comincia a darsi da fare anche in Francia; ma sarà protagonista di folli disavventure erotiche costantemente fallimentari.
La missione del mandrillo è uno di quei film per cui si può benissimo usare la formula "il titolo dice tutto": a fronte di tale scelta bizzarra e ovviamente ridanciana, nella pellicola non c'è davvero nulla di nulla. Comicità ed erotismo vanno di pari passo, sguaiati e inoffensivi entrambi. Guido Zurli è stato un buon mestierante del cinema di genere nostrano fra gli anni Sessanta e Settanta, quando le opere di questo tipo fiorivano e le sale abbondavano; dopodichè, anche pare a causa di un suo trasferimento in Turchia (così sostiene Wikipedia), il regista ha diminuito la produzione, sconfinendo pure nel softcore. In verità ne La missione del mandrillo c'è davvero poco di pruriginoso, ma del resto la sceneggiatura dello pseudo-francese (in effetti pressochè anonimo, non è escluso lo pseudonimo) Jean Alden-Delos è realmente sgangherata e priva di mordente, oltre che essenzialmente di idee. Anche il cast non brilla, con una serie di terze e quarte linee del cinema italiano capitanate da Tony Kendall, cioè non da Volontè o Brando; fra i nomi di qualche rilievo: Consalvo Dell'Arti, Anna Maria Pescatori, Gabriella Lepori, Corinne Le Poulain e Rosario Borelli. Quantomeno il ritmo non manca, ma i contenuti lasciano parecchio a desiderare, anche per gli amanti del trash o dello scult. 2/10.
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