Regia di Don Siegel vedi scheda film
Non è uno dei capolavori di Siegel, ma non ci si può certo lamentare: è un buon film processuale, teso e compatto. L'unica pecca è forse una certa frettolosità e qualche approfondimento mancato, ma sono proprio lievi difetti.
Sin dalle prime sequenze si capisce che dietro la macchina da presa ci sta uno che sa il fatto suo, e non se ne dubita per tutto il film. Oltre all'azione serrata, ai dialoghi interessanti e agli attori tutti oltre la sufficienza, si può notare anche una fotografia ben più che scolastica. Ricordo alcune sequenze girate all'interno della prigione, con immagini scure e scenari segnati dalla classica luce a quadretti dovuta alle sbarre.
Il personaggio dell'avvocato è certamente una figura di uomo positiva. Senza retorica ed esaltazione, è uno che segue con perseveranza la strada che sa essere giusta, anche se tutto e tutti sembrano scoraggiarlo e cercano di farlo desistere. Ricorda abbastanza da vicino il protagonista di Mezzogiorno di Fuoco. Poi si può anche tracciare un paragone tra la moglie dell'accusato e la fidanzata dell'avvocato, le quali delineano a loro volta due tipi di donne: la prima rimane vicina al marito anche quando tutti lo abbandonano ed è additato dalla stampa come un mostro, mentre la seconda lascia il suo uomo alle prime difficoltà, ma specie a causa del suo insuccesso professionale e della sua fama negativa. Soprattutto non capisce gli sforzi di lui per salvare dalla forca un uomo che sa essere innocente.
La trama è condotta bene e senza buchi, e gli sviluppi e i colpi di scena non sono convenzionali. E' da notare il fatto della faciloneria con cui la giuria manda al patibolo un uomo, senza neppure aver vagliato tutti gli indizi, come pure lo scietticismo e l'inerzia con le quali deve lottare l'avvocato per far condannare il vero colpevole. Sono davvero tanti i film americani che accusano le giurie popolari di emettere giudizi frettolosi e di essere affette da pregiudizi.
Anche i personaggi di contorno sono definiti con una certa cura, e qualcuno di essi lascia il segno più degli altri, come la donna dell'assassino, interessata solo ai soldi e ai vestiti; ricordo poi il subacquelo losco, la ricca fidanzata, e la vittima stessa: era uno che frodava gli operai suoi dipendenti; a giudicare dai suoi molti soldi e dalla misera casa in cui viveva, era anche un grande avaro.
Non credo che si debba chiedere di più a questo film (girato in 9 giorni), e pertanto posso dirmi sicuramente soddisfattto.
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