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Il gusto dell'anguria

Regia di Tsai Ming-liang vedi scheda film

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La recensione su Il gusto dell'anguria

di FilmTv Rivista
8 stelle

Il venditore di orologi di Taipei e la ragazza in trasferta a Parigi di Che ora è laggiù? sono tornati. Di nuovo in patria, lei si aggira per una città vuota, in preda ad una siccità senza rimedio, mentre lui ora è un attore di film hard, realizzati nel palazzo in cui vivono entrambi. Ma non s’incontrano né si parlano (quasi) mai, in quest’ultimo, estremo, tableau vivant (e chantant) di Tsai Ming-Liang. Vagabondaggi solitari e solipsistici da nouvelle vague, comunicazione azzerata, sessualità desemantizzata. Come in The Hole, coreografie povere ma geniali e numeri cantati aggiornano la decadenza dei musical di Hong Kong anni ’50 in stile hollywoodiano. Più che di una commedia sexy – l’anguria non è l’anguilla mariniana, nonostante l’ammiccante campagna stampa – un polittico sul senso del corpo. Quello “al lavoro”, e bellissimo, dell’attore feticcio Kang-Sheng Lee. Deprivato, non depravato. Più che di gusto dell’anguria si dovrebbe parlare di gusto del corpo, del rappresentarlo e ascoltarlo piangere. Di humour ce ne vuole molto, per disporsi alla visione dell’autore, capricciosa come la nuvola del titolo originale. Un finale talmente mortuario da essere interpretato come un vive l’amour.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 50 del 2005

Autore: Raffaella Giancristofaro

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