Regia di Tsai Ming-liang vedi scheda film
Film dall’apparente struttura provocatoria e surreale, contiene un’analisi esistenziale pessimistica e dolorosa. A Taipen l’acqua si sta esaurendo da ogni fonte, il potere attraverso i media convince gli abitanti a ricorrere all’anguria, non per necessità forzata, ma come nuova e attraente linfa vitale. Con dialoghi inesistenti e immagini esplicite molto forti, la regia descrive l’assenza relazionale fra esseri umani, la vicinanza con la morte spirituale, che cerca di compensare attraverso il recupero di una sessualità liberata da ogni vincolo. La protagonista ha chiuso i suoi sentimenti in una valigia, che l’uomo, un attore di film porno non riesce ad aprire. Racconto disturbante, non privo di momenti pesanti e di riferimenti strumentali nel quale si sprecano i rimandi e le simbologie, ma tutti gli elementi vengono calibrati in un quadro rappresentativo scarno ma abbastanza equilibrato. Alcuni grotteschi intermezzi musicali sottolineano l’alienazione umana, l’asservimento ai nuovi miti dei quali l’uomo senza la linfa di nutrimento primaria della sua anima non sa cosa farsene, se non abusare di una sessualità del tutto fine a sé stessa, priva di ogni piacere e lontana da qualunque comprensione sentimentale ed emotiva. Significative sono le immagini girate sul set dei film porno, dove “l’azione” è inutilmente corroborata di acqua che scorre sui corpi da una bottiglia bucherellata, tutto risulta vuoto, meccanico, lontano dalla realtà che mira a denunciarne il senso tragico. Resta l’anguria come unica speranza, la fissità della mdp la inserisce in molte inquadrature, se non direttamente, fa uso di elementi colorati o di oggetti che ne evocano l’inesorabile permeabilità. Il drammatico finale riesce a riportare in primo piano la realtà, dolorosa, scomoda e da assaporare con tutti i gusti anche quelli sgradevoli, la regia con uno scatto violentissimo allontana lo sguardo ponendo un interrogativo forte sul futuro che determina e misura le relazioni umane, trasformate in ossessioni espiatorie.
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