Regia di James Marsh vedi scheda film
Elvis (Bernal), congedatosi dalla marina raggiunge Corpus Christi per incontrare il padre, un pastore evangelico che non lo ha mai riconosciuto, diventato, dopo una movimentata gioventù, un militante della morigeratezza. Problemi in vista con il fratellastro, incesto all’orizzonte con la sorrellastra. Sviluppi da tragedia greca incombono. Tra i peggiori film dell’anno, questo The King, che ha avuto il privilegio di essere selezionato al Festival di Cannes forse in virtù della sua confezione da cinema indipendente-impegnato Usa. Che l’immaginario americano recente abbia conti in sospeso con la figura del padre, è un dato di fatto. Che poi l’esigenza di assumersi le proprie responsabilità verso i figli si trasformi in “visione”, “poetica”, “cinema”, “letteratura”, è tutto un altro paio di maniche. L’accumulo gratuito degli accadimenti - con The King (sacrilegio!!!) che prima resta coinvolto in un omicidio suo malgrado poi si trasforma in un angelo sterminatore - rende la storia moralmente eccepibile, senza contare che l’ostentata “distanza” dell’autore nei confronti dei suoi personaggi, quasi senza giudizio alcuno, è un’arma a doppio taglio e puzza di fasullo lontano un miglio. Grande prova di William Hurt, il padre peccatore, e bellissima Pell James, la figlia. Il resto è da buttare.
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