Regia di Dani Levy vedi scheda film
Non c'è il ricercatissimo ed intellettuale umorismo Yiddish, ma qui non ci deve essere anche perché si parte da un concetto di cultura esterna. Si certo l'ironia, tutta vista da fuori c'è eccome, e qualche volta si toccano tasti scottanti e pericolosi come l'olocausto, ma la cosa viene superata con leggerezza. Qui si punta sulla commedia brillante, basandosi su una caratterizzazione perfetta, nessun predicato per raggiungere Allen o Lubitsch. Il gioco ci porta in una realtà sociale tedesca malata, per la sua divisione e l'unificazione dopo la caduta del muro, i problemi li si mostrano, ma con molta ironia e forse qualche superficialità, il che non vuol dire che la commedia non era l'arma giusta per affrontarli, anzi forse l'unica.
Comunque si ride molto, il che ci fa uscire dal luogo comune che i teutonici hanno sempre toni pesanti; qui viene ricordata certa buona commedia brillante americana e la cosa non stona.
Jaeckie Zucker vive malissimo la sua vita di ex presentatore di successo, è nel mezzo del collasso economico e familiare. Arriva all'improvviso la morte della madre, che non ha più visto dall'età di 14 anni, causa il trasferimento della famiglia nella Germania Ovest, mentre lui è rimasto ad Est. La promessa di una probabile eredità fanno riavvicinare forzatamente la famiglia, che ora è composta da un fratello con relativa moglie e prole. La famiglia di Jaecker si ricompone forzatamente per poter sfruttare questa occasione, ma le differenze culturali e religiose faranno scintille ed in più ci si mette anche una gara internazionale di Biliardo a cui Jaeckie vuole partecipare per raggranellare i denari necessari per non essere messo in galera.
Il figlio che stenta a conoscere la sua sessualità, perfetto nel ruolo
La moglie del fratello, grassone a calcolatrice
Il fratello ancorato alle idee ebraiche
La moglie, gioca bene il suo ruolo
Bravissimo in questo ruolo senza fermezza e scatenato
Prova di comemdia brillante abbastanza riuscita e divertente
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