Regia di Mike Newell vedi scheda film
I ragazzini di Hogwarts crescono, entrano nell’adolescenza e arrossiscono, guardano, si nascondono, fuggono quando incontrano le ragazze. «Perché si muovono tutte in branco?», si chiedono Harry e Ron davanti alle loro compagne di college, tutte risolini e occhiatine. E Ron a Harry, dell’inseparabile amica Hermione: «Fanno paura quando crescono». La parte più divertente di Harry Potter e il Calice di Fuoco è quella, appunto, dei primi sguardi, i primi corteggiamenti, i primi balli (con la professoressa Maggie Smith che si improvvisa insegnante di ballo), nei quali come sempre i maschi coetanei fanno la figura dei bambocci davanti ai compagni appena più grandi. La parte più paurosa e maestosa, invece, è quella della “reincarnazione” di Lord Voldemort, il nemico mortale di Harry, un assolo quasi shakespeariano di Ralph Fiennes, spiritato, macabro e travolgente, diafano e bellissimo anche senza naso. Per il resto, il film questa volta è tutto di Brendan Gleeson (il massiccio Menelao irlandese di Troy), che è “Malocchio” Moody, il nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure, un occhio finto e sbilenco, un arto di ferro, una propensione alla bottiglia e agli scatti d’ira, ma anche un maestro attento e un tenace protettore. Diretto da Mike Newell, questo è certamente il più “british” dei quattro film della saga, con molto humour e più di un tocco di horror alla Clive Barker.
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