Regia di Mike Newell vedi scheda film
Tra i lettori accaniti di Harry Potter si dice che il quarto capitolo della saga sia il più bello. In realtà è solo quello con più azione e più sorprese e siamo ben lontani dalle oscure riflessioni su giustizia e compromesso del terzo romanzo della serie. Tuttavia Newell, nella trasposizione cinematografica, perde il buono che c’era nel libro (perdonate l’ovvietà della comparazione libro-film) e il “Calice di fuoco” risulta quanto mai vuoto e scialbo. Il tagliuzzamento imposto dalla sceneggiatura riduce il tutto ad un susseguirsi di avventure digitali, in verità poco emozionanti e si perdono, così, considerazioni sociologiche e dinamiche interpersonali, laddove si accentua, invece, l’approccio più individualistico della competizione, che divide i ragazzi in perdenti e vincenti. Gleeson è indubbiamente colourful nell’interpretare Moody, ma c’era bisogno di un personaggio con più carisma, la scelta dei divi nelle vesti dei personaggi della saga, inoltre, è al ribasso: trionfa la Richardson, poco usata; mentre Fiennes (irriconoscibile), per ora, è sprecato. Effetti speciali buoni (le sirene-alien meglio dei draghi), ma banalmente digitali. *
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