Regia di Cesare Canevari vedi scheda film
Un porno, che brutto modo per chiudere la propria carriera: sia per il regista Cesare Canevari, capace di discrete prove in passato, ma sempre confinato nella serie C del nostro cinema a causa degli infimi budget a disposizione (e in questa parabola discendente fino all'estremo del sordido si può affiancare al collega Alberto Cavallone); sia per l'attore Marc Porel, che morirà poco tempo dopo di meningite a soli 37 anni (anche se attorno al suo decesso ci sono dubbi mai chiariti). A dirla tutta in effetti i due nomi principali sul cartellone, cioè proprio quello di Porel e quello di Moana Pozzi, sono confinati in particine minuscole; al primo viene anche attribuita una scena di accoppiamento (esplicito, come tutti quelli di questa pellicola), sebbene sia lecito immaginare che per la parte 'sporca' del lavoro sia stato assistito da una controfigura (nella scena il mezzobusto di Porel abbracciato nudo a una donna si alterna al primo piano di un coito che potrebbe appartenere a chiunque). La trama (sceneggiatura di Aldo Crudo, Fulvio Ricciardi - anche fra gli interpreti - e Stefano Canevari, presumibilmente parente del regista) sostanzialmente non esiste, come a un porno si addice; praticamente in quasi ottanta minuti di film i personaggi non smettono mai di fare sesso: difficile qualificare un'opera simile, anche come film pornografico è discutibile. Nel quarto d'ora finale, senza tanti giri di parole, le 'attrici' cominciano a praticare fellatio zoofile a favore di cani e cavalli, tanto per arrotondare. Un disastro. 1/10.
E' mistero profondo intorno alla morte di un albergatore; è chiaro a tutti invece che nel suo albergo tutti se la fanno con tutti, senza sosta, animali compresi.
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