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Delitto a Oxford - Alba pagana

Regia di Ugo Liberatore vedi scheda film

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La recensione su Delitto a Oxford - Alba pagana

di mm40
3 stelle

Valerio, un intraprendente ragazzo italiano, studia a Oxford; ambiente vivace, stimolante a livello intellettuale e al contempo chiuso, reazionario e ancorato alle tradizioni. Naturalmente per Valerio conquistarsi popolarità sarà cosa durissima, soprattutto perchè inviso a Roderick, fidanzato della figlia del preside.

 

Delitto a Oxford sarà un titolo piatto e poco significativo, ma anche Alba pagana, il sottotitolo, non scherza. Sceneggiatore attivo dai primissimi anni Sessanta fino ai Novanta, Ugo Liberatore ha firmato anche qualche regia nel periodo che va dalla fine dei Sessanta al decennio successivo: nulla di particolarmente interessante, ma neppure lavori del tutto scontati o buttati in pasto al pubblico per pure esigenze 'alimentari', come dimostra questa pellicola. Che, a ben guardare, parte con pretese di non poco conto: vorrebbe infatti essere uno studio sociologico approfondito sulle macroscopiche contraddizioni della cultura inglese coeva; Oxford, presa come scenario per la storia, ben si presta a rappresentare l'emblema dello spirito britannico. E la gioventù locale è quella che, nel decennio precedente, aveva effettivamente dimostrato di poter cambiare il mondo: erano gli anni della swingin' London, della british invasion (il rock inglese), di Mary Quaint e via dicendo; tutto questo accadeva in un contesto fra i più immobili, politicamente e culturalmente, della Storia dell'umanità, in una monarchia nella quale la forma e la regola sono tutto ciò che importa. Bella intuizione, quella di Liberatore, ma forse arrivata un pelino in ritardo: il Sessantotto ha spostato la scena (contro)culturale sulle sponde opposte dell'Atlantico e, già nel 1970 in cui esce, Delitto a Oxford somiglia più a un musicarello con finale drammatico che a tutto quanto appena sostenuto. Ciò accade anche per la leggerezza del tratto di scrittura del copione, che il regista firma insieme a George Crowther (per il soggetto) e a Fulvio Gicca Palli (per la sceneggiatura). Nel cast non compaiono molti nomi degni di citazione, a parte quelli di Jane Birkin, Alessio Orano, John Steiner e Rossella Falk. 3/10.

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