Regia di Franco Rossetti vedi scheda film
Un professore benestante di mezza età se la spassa con la figlia di un amico. Un giorno però qualcuno comincia a ricattarlo.
Rossetti aveva già lavorato nel cinema come sceneggiatore e aiutoregista; aveva inoltre diretto, un paio di anni prima, lo spaghetti western El desperado, non esattamente un prodotto artistico originale e tantomeno di stampo autoriale. Nel 1969 il Nostro prova così la svolta, mettendo in scena un racconto di Alberto Moravia (Delitto al circolo del tennis, per l'appunto) con un copione - scritto insieme a Ugo Guerra e Francesco Scardamaglia - che incentra questo torbido affaire culminato in un ricatto intergenerazionale sul versante psicologico prima ancora che sulla narrazione dei fatti concreti. Il risultato è, manco a dirlo, di una noia infinita: non c'è pathos, non c'è tensione, l'erotismo è molto soffuso, l'andamento lentissimo, grande importanza viene attribuita ai dialoghi e, in sostanza, siamo davanti a un tentativo davvero blando di analisi del Sessantotto e dei relativi scontri padri-figli. Non aiuta in alcun modo un cast composto da volti semisconosciuti non sempre all'altezza della situazione: Roberto Bisacco, Angela McDonald, Anna Gael, Chris Avram; la fotografia è però affidata al 29enne Vittorio Storaro, nome in ascesa che l'anno seguente lavorerà con Dario Argento ne L'uccello dalle piume di cristallo e vedrà definitivamente decollare la sua carriera. Rossetti tornerà invece a dirigere solo una manciata di operine fra i Settanta e gli Ottanta, per poi ritirarsi. 3/10.
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