Regia di Elio Petri vedi scheda film
Un freddo minimalismo descrive i contorni di una vita svuotata dall'incombenza della morte, dalla consapevolezza che tutto è vano, che ormai è troppo tardi, ed il tempo perduto per tanti anni dietro alle futili vicende quotidiane non potrà può essere recuperato. Per Cesare, idraulico ultracinquantenne, la vista di un suo coetaneo, deceduto improvvisamente su un autobus in mezzo alla folla ignara, ha il potere di sottrarre senso ai suoi giorni, privandoli dell'apertura verso il futuro, e riducendoli ad una grigia attesa della fine. La sua esistenza si fossilizza intorno alla stanchezza per un mestiere che non ha più voglia di esercitare, alla nostalgia per una giovinezza tramontata per sempre, alla solitudine di chi non ha più nessuno da amare, né nessuno a cui poter veramente essere d'aiuto. Non c'è alcuno, nella cerchia delle sue conoscenze, a cui possa serenamente confidare un ricordo, fruttuosamente comunicare una riflessione, utilmente consegnare una parte della sua esperienza. Il mondo è ormai altro: un universo distaccato e distante, che lo guarda dall'alto in basso come gli austeri monumenti della sua Roma, sul cui sfondo la sua modesta figura di uomo si incolla malamente, come in un primitivo chroma key. I numerosi campi lunghi, in cui lui appare in primo piano, in un angolo, tagliato a metà dall'inquadratura, ci rammentano che tutto ciò che esiste si trova, ormai, alle sue spalle, mentre davanti a lui rimane soltanto la trasparenza dell'aria, la fragilità di un cristallo (riproposta, all'inizio e alla fine del film, nell'immagine del finestrino del pullman), l'inconsistenza di un miraggio che ripete l'eco dei suoi desideri inappagati, primo fra tutti, quello di partecipare attivamente alla vita che sente brulicare intorno a sé. Le opportunità per lui sono sfumate, e ciò che non ha avuto non lo potrà più avere, che si tratti della donna del suo cuore o di una barcata di soldi, della libertà di creare o del piacere di conoscere.
I giorni contati è l'amara elegia di chi scopre solo a posteriori l'immenso valore dell'esistenza, di chi non avendo più occhi dentro cui guardare, è costretto a vedere se stesso, riflesso in uno specchio: il suo volto di adesso che adombra, senza, purtroppo, riuscire a nasconderlo completamente, quello, tanto più fresco e sorridente, che aveva un secolo fa.
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