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Clitò, petalo del sesso

Regia di Jean-Marie Pallardy vedi scheda film

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La recensione su Clitò, petalo del sesso

di undying
2 stelle

Uno dei più prolifici produttori di b-movies, con "Clitò, petalo del sesso" tenta di inserirsi nel ciclo Emmanuelle (quello di Just Jaeckin) finendo a Cannes nel 1981. Co-produzione tra Francia, Italia e Hong Kong, con musiche del nostro Marcello Giombini e tre porno attrici francesi di rilievo (Brigitte Lahaie, Cathy Stewart e France Lomay).

 

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Dopo un tentativo fallito di riconciliarsi con la sua ex moglie a una festa di scambisti, Paul Vernon (Jean-Marie Pallardy), un fotografo di fama mondiale (ma anche agente segreto), decide di dedicarsi una vacanza all'estero. Sfrutta quindi l'opportunità offerta dal suo capo quando gli assegna l'incarico di realizzare un servizio in Thailandia, affiancandogli come modelle le disinibite Yvonne (France Lomay) e Claudine (Brigitte Lahaie). Giunto sul posto, dopo un veloce approccio sessuale con Claudine, Paul si trova in compagnia di una guida locale, con la quale pratica i bassifondi thailandesi. Ed è proprio qui che incontra una prostituta di nome Clitò (Sylvie Cointre), per la quale prova subito una forte attrazione.

 

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Dick Randall (1926 - 1996): un nome che forse dice poco, anzi nulla ai più. A lui, come produttore, si devono molteplici b-movies, di ogni genere e tipo. Per gli appassionati di horror, dalla sua prolifica attività han preso vita cose tipo Jolly killer (1985), Non aprite prima di Natale! (1984), Pieces (1982), La casa della paura (1974), Terror! Il castello delle donne maledette (1973), Le evase - Storie di sesso e violenza (1978) e L'amante del demonio (1972). 

Ancora, con struttura tecnica e sostanza prettamente italiana: Casa d'appuntamento (1972) o il film di Mario Bava Quante volte... quella notte (1971). Tra le commedie in costume, da Randall prodotte, si ricordano invece L'uomo dal pennello d'oro (1969), L'amore primitivo (1964) e Il pelo nel mondo (1964). Finiamo di citare (in maniera anticronologica) solo alcuni dei film da lui supportati con questo titolo, perché nel pieno della sua attività - ossia mentre produceva anche un paio di pellicole interpretate da Bruce Lee - Randall si è dedicato pure all'hard. I suoi contatti, di tipo internazionale, per l'occasione gli consentono di coinvolgere nel progetto Francia, Italia e Hong Kong, mentre per sfruttare il successo della serie Emmanuelle (attenzione, quella con due emme) iniziata nel 1974 con il film omonimo di Just Jaeckin, saltuariamente ha tentato di inserirsi a livello apocrifo nel ciclo.

 

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Questo Le journal érotique d'une Thaïlandaise (titolo originale, che esplicita la maggior compartecipazione gallica) esce in buona parte del mondo come Emmanuelle 3, mentre in Italia arriva sui grandi schermi nell'estate del 1980 come Clitò, petalo del sesso. A seconda della versione (ovvero del linguaggio), Clitò può mutare appunto nome in Emmanuelle. A dirigere è il regista di hard Jean-Marie Pallardy che oltre a scriverne la sceneggiatura prende parte al ruolo principale (è il fotografo Vernon). In quota italiana, invece, sono presenti il coproduttore Giorgio Terzi e Marcello Giombini alle musiche. Il cast artistico è in prevalenza francese e offre alcune delle più interessanti pornostars del momento: Brigitte Lahaie (in una scena sotto la doccia e in un gioco erotico con cornetta telefonica, rappresenta l'unica vera ragione per visionare il film), France Lomay (accreditata come Francette Mayol) e Cathy Stewart. Lo stesso Dick Randall si concede una comparsata come ospite di un bordello.

 

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Questa operazione commerciale gli permette di proporre al Festival di Cannes (edizione 1981) il film come Emmanuelle 3: traccia dell'evento finisce aleatoriamente su pellicola quando David Winters, quello stesso anno, gira al prestigioso raduno cinematografico francese scene di The last horror film, con Joe Spinell e Caroline Munro. Per problemi di copyright, esistendo veramente un "Emmanuelle 3", il film prodotto da Randall è circolato anche come Emanuele 3 (ossia scontato di una emme). Alla fine, se privato di tutti questi "dietro le quinte", Clitò, petalo del sesso è ben poca cosa, finendo per apparire davvero come reportage amatoriale di una vacanza turistica che si è goduto il regista, offrendo anche sequenze da "mondo movie" quando riprende una spogliarellista che non perde occasione di testare oggetti in pubblico, mostrando una vulva particolarmente reattiva: accoglie infatti al suo interno candele con fiamma viva, vibratori - sputati fuori e risucchiati ciclicamente senza ausilio di mani - e sigarette (accese e fumate con la passera!). Ambientato in parte a Parigi e in parte in Thailandia è un film lento, noioso e mal girato. Jean-Marie Pallardy si dimostra, in questa triste circostanza, uno scadente cineasta (per non dire come attore) e riesce nell'impossibile impresa di sprecare un cast composto da bellezze di tutto rispetto. Solo la scena con la Lahaie merita, tutto il resto è noia.

 

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Clitò, petalo del sesso: flano pubblicitario 

 

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"Il sesso è una delle nove ragioni della reincarnazione. Le altre otto sono prive di importanza." (Henry Miller)

 

F.P. 26/03/2021 - Versione visionata in lingua francese (durata: 89'40")

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