Regia di Jean-Louis Trintignant vedi scheda film
UNA GIORNATA SPESA BENE (dal titolo di una rubrica radiofonica) “ovvero nove strani omicidi commessi nella stessa giornata da un solo uomo che non è del mestiere”. Nel 1972/73 Jean Louis Trintignant è un interprete affermato sia in madrepatria che in Italia, con Vincenzo Labella decide di scrivere un copione che lo faccia esordire alla regia. Il mite fornaio Jean Rousseau aveva un figlio marinaio condannato a morte dalla giustizia e da nove giurati popolari. Coadiuvato dagli anziani genitori – soprattutto dalla madre in sidecar – Jean ha messo a punto una mappa, un itinerario dettagliato e infallibile con luoghi e modi con cui ucciderà i nove giurati sopra menzionati. …carrucola, automobile, fiori, balestra, forno, elettricità, fucile, esplosione…se nel meccanismo programmato qualcosa salta “non hai più tempo di badare alla forma” suggerisce la mamma, si passa ad una pistola con silenziatore. Gli omicidi sono anticipati dal fischio di un treno, ciascuno di essi ha un elemento particolare e originale che lo contraddistingue e infine Rousseau si appunta sulla giacca la foto del figlio. Durante le prove all’aperto di un Amleto (delitto perfetto), inseguimenti in auto, lo spettacolare omicidio del cacciatore Mangiavacca (grazia anche ad un bravissimo Vittorio Caprioli), la morte nel forno con lo scambio di persone (due gemelli) recuperato in extremis, il commissario Mignon beffato nel finale beffardo e spassoso scandito dalle tre domande di rito pronunciate dalla Corte. Trintignant congegnata la trama e girata l’opera prima con sicurezza, ha avuto tre punti di forza: la cifra grottesca che si rifà a Jacques Tatì e alle comiche del muto (i dialoghi e le parole sono ridotte all’osso), Jacques Dufilho interprete straordinario e le musiche di Mahler, Verdi, Wagner e Bach con quelle originali di Bruno Nicolai: il tema del carillon, il ritmo andante, ossessivo e caricaturale ben si sposano alla natura di personaggi e situazioni. Continua…
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