Regia di Sergio Bergonzelli vedi scheda film
Semisconosciuto scult del prolifico Bergonzelli, che qui si avvale persino della presenza deluxe della mitica Alida Valli sul proprio viale del tramonto, mai così spaesata e fuori luogo (una partecipazione, la sua, chiaramente solo "alimentare").
Il film è davvero incredibile: messa in scena altamente poveristica, attori poco più che mediocri, violenza, sesso omosex e droga a piene mani, una ricerca costante dell'estremo e dello scandalistico (fin dal titolo, che vuol essere un evidente schiaffo al perbenismo ipocrita della società di allora). Sul piano scenografico ed effettistico il film è rozzo, ma efficace: Bergonzelli fa qui ampio uso di effetti stroboscopici, e riesce a dare ad alcune scene un'atmosfera lisergica ed allucinatoria notevole.
Tutto sommato, è una sorta di concept-movie, dalle forti ma deliranti ambizioni di denuncia sociale e politica drammaticamente attuali anche al giorno d'oggi (corruzione, soldi, losche manovre, ipocrisia moralizzatrice che si scontra con le più perverse attitudini "private" dei governanti), con esiti godibili nella propria ingenuità ma, spesso, un po' noiosi e involontariamente ridicoli. In ogni caso, una piccola gemma degli anni d'oro del cinema pop italiano, da recuperare e rivalutare assolutamente senza serbarvi troppe pretese di coerenza ed estetismo filmico.
Un senatore porta avanti una rigida campagna moralizzatrice, ma in realtà, dietro le pareti della sua lussuosa villa, celebra festini a base di sesso omosessuale e droga. In uno di essi, finisce ucciso da due balordi. Il figlio, dopo lo shock iniziale, pensa bene di trarre vantaggio dalla sua improvvisa morte, ovviamente celando (con la complicità di un'amica dottoressa) lo scandaloso scenario dei fatti reali. Ma un giornalista assetato di scoop è già in agguato...
Godibili musiche, tipicamente seventies, del semisconosciuto Maestro Nello Ciangherotti.
Se il film avesse avuto più mordente, maggior coraggio e capacità di osare sul serio, di andar fino in fondo, ne avrebbe senz'altro guadagnato e sarebbe probabilmente assurto, oggi, al rango di irrinunciabile e "pauroso" stracult.
Regia delirante ed estrosa, funzionale all'atmosfera del film e ai suoi contenuti "estremi". Il tocco di Bergonzelli, comunque, si riconosce ed è sempre una garanzia di buon vecchio cinema bis.
Mediocrissima interpretazione, un volto quasi sempre inespressivo. E' incredibile che sia lui il protagonista del film.
Partecipazione puramente alimentare per una grande diva del nostro cinema passato. Qui appare smarrita, con gli occhi perennemente strabuzzati, cercando di dare al film una dignità che nemmeno lei può donargli. Si aggira per le stanze della villa dei misfatti con aria assente, ma al contempo con lo spessore autorevole e la consapevolezza di chi è abituata a ben altre "altezze". Suscita, a tratti, quasi tenerezza. Sembra chiedersi molto spesso: "Ma io cosa ci faccio, qui?".
Francamente, è più brava a mostrare le proprie grazie (gesto che non lesina, dal momento che compare a seno nudo per quasi tutta la durata del film) piuttosto che a recitare.
Sicuramente l'interprete più espressivo della pellicola: un buon attore, funzionale, ma ugualmente sprecato (anche perché la sua partecipazione si consuma in pochi minuti iniziali).
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