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La coquille et le clergyman

Regia di Germaine Dulac vedi scheda film

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La recensione su La coquille et le clergyman

di Zarathustra
8 stelle

"Solo la musica può evocare quell’impressione che è anche del cinema e alla luce delle sensazioni che essa ci offre possiamo capire quelle che ci offrirà il cinema dell’avvenire. Neanche la musica ha frontiere precise. ... Il film integrale che sogniamo di comporre è una sinfonia visiva fatta di immagini ritmate che solo la sensibilità di artista coordina e pone sullo schermo". Così scriveva nel 1925 Germaine Dulac, una delle fondatrici, assieme a Louis Deluc, Marcel l’Herbier, Jean Epstein e Abel Gange del gruppo impressionista francese. In questo piccolo film surreale, che fu ripudiato dall'autore della sceneggiatura Antonin Artaud (perché avrebbe dovuto presentare i meccanismi del sogno ma senza essere un sogno!) e sconfessato dai surrealisti (che l’accusano di aver stravolto la sceneggiatura e di averla femminilizzata!), la Dulac esprime e manifesta il meccanismo del sogno, intriso da incubi e da allucinazioni. Il protagonista di questa perla avanguardistica è un prete ossessionato dalla sensualità di una donna che cerca di avere in tutti i modi ma è sempre ostacolato da qualcosa o da qualcuno metafora della sua coscienza ancor più malata della sua ossessione. Scene mitiche e visoni deformate fanno di questo cortometraggio una delle opere più riuscite e famose dell'avangurdia degli anni '20.

Su Germaine Dulac

Per lei il cinema era un mezzo espressivo "puro e integrale", vera e propria "sinfonia visiva". Questo sua opera cinematografica è considerata oggi tra le prove più significative del surrealismo, anche se Germaine Dulac definì questo suo film anti-surrealista.

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