Regia di Giuliano Montaldo vedi scheda film
"Questa università non aperta a tutti non è giusta, le cattedre ai sapienti non ai dogmatici, i banchi a disposizione di chiunque abbia amore per la scienze, un insegnamento veramente libero, una società in cui il lavoro delle mani e quello dell'ingegno siano onorati in egual misura, soltanto in questo modo può nascere l'Homo Novus".
Questa parole di Giordano Bruno riflettono la tensione morale di un uomo che insinuò il libero pensiero in un tempo percorso dalle guerre di religione, che parlò della separazione tra fede e scienza nel bel mezzo del dominio dogmatico della Chiesa. Un uomo che osò sfidare il potere assoluto della Santa Inquisizione smantellando punto per punto tutti i capi d'accusa che gli vennero mossi da fanatici fondamentalisti non all'altezza ne della sua tempra morale ne tantomeno del suo sapere. Un'iconoclasta che non poteva non finire al rogo se si voleva seguitare a garantire l'ordine secondo un'arbitraria interpretazione della fede e un uso criminale della violenza per farla rispettare. Un uomo con tale tensione morale troverebbe ancora oggi il modo per stigmatizzare la degenerazione del potere politico che sta producendo la progressiva erosione di diritti a tutela di fondamentali condizioni sociali dell'uomo (lavoro in primis), l'etnocentrismo arrogante dell'occidente, un modello economico che ha accresciuto l'asimmetria tra tra il nord e il sud del pianeta, la povertà che riguarda più della metà del pianeta, il conservatorismo della Chiesa di Roma che non ha imparato la lezione che bisogna accompagnare il divenire storico non indirizzarlo imponendo una particolare professione di fede. Perchè certi vizi sono propri del genere umano (altrimenti come si sarebbero prodotti secoli di letteratura) e si perpetuano nei secoli nel segno di un ostinata conservazione delle rendite sociali acquisite, nella paura per ogni cosa diversa dall'ordine sociale consolidato e quella tensione morale che porta a perorare il rispetto dell'uomo in quanto tale, la causa della bellezza nella sua accezione più ampia possibile, è sempre appartenuta alla minoranza delle persone, perchè è sempre costata più fatica svilupppare una propria coscienza critica che adeguarsi al senso comune dominante (Il buon senso esisteva, ma se ne stava nascosto per paura del senso comune" diceva Alessandro Manzoni). Per questo Giordano Bruno è ancora un uomo moderno: per la difesa strenua della sua autonomia di uomo dotato di intellligenza e per la pioneristica difesa della libertà di pensiero. Così come è moderna la trasposizione cinematografica che Giuliano Montaldo ha fatto degli ultimi anni di vita del filosofo nolano (dall'accusa di eresia fino alla morte nel febbraio del 1600). Impeccabile la ricostruzione storica degli ambienti (eccellente il lavoro alla fotografia di Vittorio Storaro) e la restituzione, tanto della statura morale del filosofo, quanto del clima oscurantista dei tempi. Molto merito va al corpo, al volto, all'agonia di un maestoso Gian Maria Volontè. Alla sua proverbiale capacità di immedesimarsi nei personaggi che interpreta con la stessa naturalezza con cui si indossa un cappotto. Credo che si tratti di una delle sue migliori interpretazioni, il che equivale a dire, una delle migliori interpretazioni di sempre di uno dei più grandi attori della storia del cinema. Un capolavoro da consigliare sempre.
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