Regia di Werner Herzog vedi scheda film
Cosa deve avere un film per essere godibile? Una trama avvincente, una storia ben congegnata, naturalmente attori che sappiano rendere una buona interpretazione. Un meccanismo che ci tenga inchiodati sulla poltrona, insomma. Ma tutto questo non basta! Un bel film, perché io lo possa definire tale, deve trasmettermi delle emozioni; del resto, l'ho scritto in un'altra recensione, il cinema per me, nella sua essenza più pura, è emozione.
Ora può capitare che, pur non rispettando la struttura della pellicola i criteri sopra ricordati, l'emozione che comunque ci arriva dalle immagini riesca a farci definire un film “bello”? La risposta per me è contenuta in questo capolavoro di Werner Herzog.
Un film veramente affascinante, ma che richiede uno sforzo da parte dello spettatore e non da poco: la capacità per chi guarda di assaporare le immagini lasciandosi avvolgere dalle suggestioni che il regista vuole trasmettere tramite quelle.
La trama non c'è, o meglio è solo un pretesto per avviare una serie di riflessioni sulla nostra Terra, sull'importanza del rispetto che l'uomo deve avere per la natura e le sue risorse.
Brad Dourif, qui forse alla sua migliore interpretazione, presta la sua capacità attoriale per rendere un alieno(dalle fattezze molto umane) che narra una storia di disastri ecologici e ricerca di nuovi mondi. Temi estremamente appassionanti per la fantascienza, che Herzog tratta però in maniera assolutamente fuori da ogni convenzione.
Ai monologhi dell'alieno Dourif si intervallano splendide immagini: alcune tratte dagli archivi della Nasa, altre girate in Antartide nelle fredde acque del Mare di Ross e sull'isola omonima. A far da sfondo a queste Herzog sceglie una colonna sonora estremamente evocativa, musica da camera eseguita dal violoncellista olandese Ernst Reijseger alternata ai cori dei "Cuncordu e Tenore de Orosei".
Questo film, come appare chiaro da quanto scritto sopra, non è per tutti. E' come volere stappare un buon rosso d'annata e goderselo in silenzio per fuggire dal rumore della vita quotidiana, è ricercare un momento di meditazione per sentire la vita che ci scorre nelle vene.
Una pellicola apprezzata da alcuni ma anche pesantemente criticata da altri, che hanno accusato il regista di aver voluto fare un'opera molto più letteraria che cinematografica.
Concludo con un commento dello stesso Herzog, che ha dichiarato di ritenere L'ignoto spazio profondo come il capitolo finale di una trilogia comprendente Fata Morgana (1970) e Apocalisse nel Deserto (1992). «Diciamo che ciò che accomuna i tre film sono il totale disprezzo delle regole di regia, la sensazione di irrevocabilità del giorno del giudizio, il linguaggio visivo, la gestione del testo. Un insieme di elementi permeati dallo stesso spirito»
Brad Dourif (l'alieno) all'inizio del film "Io vengo da un'altra galassia, una galassia celeste, molto, molto lontana dal vostro mondo, io vengo dall'Ignoto Spazio Profondo".
Come già detto sopra, la colonna sonora è stata eseguita dal violoncellista olandese Ernst Reijseger in collaborazione con il cantante Mola Sylla (originario del Senegal) e con il coro Cuncordu e Tenore de Orosei (Sardegna) Le musiche sono poi state raccolte in CD (Requiem for a Dying Planet) il cui titolo è quello del primo capitolo di L'ignoto spazio profondo.
Metafisica
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