Regia di Lasse Hallström vedi scheda film
NEI CINEMA ITALIANI DAL NOVEMBRE 2005
VISTO AL CINEMA NEL NOVEMBRE 2005
Nella vita non è mai troppo tardi per riprendere in mano un dolore sepolto nel passato, elaborarlo e con esso provare a riemergere. E così una nuora, vedova di un figlio morto in un incidente d’auto in cui lei era al volante, può risvegliare quel dolore e la rabbia che si porta appresso ma anche regalare un motivo di speranza per il futuro. È ciò che accade a Einar, agricoltore misantropo del Wyoming, che vive in una fattoria come se fosse nel Far West di fine Ottocento e accudisce l’unico amico che ha, Mitch, rimasto quasi invalido e sfregiato nel corpo dopo aver subìto l’aggressione di un enorme orso.
Ispirato dal romanzo di Mark Spragg intitolato An Unfinished Life (Una vita incompiuta), questo film si innesca nell’elenco di quei lavori meritevoli di voto sufficiente diretti dallo svedese Lasse Hallström (proprio oggi ho pubblicato il mio commento sul L’ipnotista, 2022), regista che pare aver smarrito il tocco magico da ormai circa un ventennio, dopo i due pluripremiati Le regole della casa del sidro (1999) e Chocolat (2000). Il vento del perdono (titolo italiano un po’ sciocco ma furbo perché può portare a far confusione con il ben più rinomato Vento di passioni, Edward Zwick, 1994), è una piccola pellicola ben confezionata della storica casa The Ladd Company, che ha il merito di stimolare la partecipazione di chi guarda pur traducendo in immagini l’esiguità e, se vogliamo, la scarsa originalità della storia ricostruita dalla sceneggiatura (V.K. Spragg).
Ad elevare il valore del film c’è senza dubbio un cast d’eccezione, che vede nei ruoli principali tre icone del cinema hollywoodiano: su tutti Robert Redford (ottantaseienne, protagonista anche dell'apprezzato The Old Man & the Gun, del 2018) che è, appunto, il quasi anziano Einar, il cui dolore insanabile per la perdita del figlio lo porta a cercare il quasi totale isolamento dal resto del mondo e, di conseguenza, a tenere a distanza anche la nuora che si presenta a casa sua in cerca di protezione; Morgan Freeman (ottantacinquenne, nel 2022 ruolo di rilievo in Paradise Highway) è il vecchio e malconcio amico Mitch, logoro cowboy illuminato e ottimista nonostante un fisico dolorante dovuto ai segni lasciati dai canini e dalle unghie del grizzly, la bestia che diviene anche incarnazione delle debolezze e paure dell’uomo, impotente di fronte alla cieca forza della natura; Jennifer Lopez (nel 2023 sarà nell'action Shotgun Wedding) personifica la nuora di Einar, Jean, donna ancora giovane e avvenente, segnata dalla perdita del marito e, sopra ogni altra cosa, indaffarata a garantire una vita decente alla figlia (interpretata dall’allora quindicenne Becca Gardner, in seguito giusto qualche particina in serie tv) e a tenere a bada un fidanzato bipolare (Damian Lewis, nel 2020 in Dream Horse) che la picchia a ogni buona occasione; piccolo ruolo anche per un sorridente Josh Lucas (visto di recente anche in The Secret: La forza di sognare, del 2020) nei panni dell’avveduto sceriffo-uomo perfetto, destinato a far riscoprire l’amore a Jean.
Una ragazzina compare nella vita di due spelacchiati vaccari di una vecchia America che ancora resiste in alcune zone di quel continente sconfinato. Col suo sorriso e i suoi problemi di adolescente senza papà, diviene simbolo di fiducia per una vita che sembrava segnata ma che deve ancora compiersi. Film gradevole. Voto 6,7.
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