Regia di Andrew Niccol vedi scheda film
«Nel mondo ci sono cinquecento milioni di armi, una ogni dodici persone. Il mio compito è armare le altre undici». Così Nicolas Cage all’inizio del film. Fedele al motto “finché c’è guerra c’è speranza”, il nostro eroe vende di tutto, dai missili alle pistole - e a chiunque, da sincero democratico. Andrew Niccol racconta una storia che svela un dramma (parliamo di un business miliardario) e rivela una farsa, giacché i governi in superficie dicono di combattere il turpe mercimonio e invece sono i primi a fare affari. Gli intenti sono nobilitati dalla sponsorizzazione di Lord of War da parte di Amnesty International, ma come spesso in questi casi la programmaticità e un pizzico di retorica sono in agguato. Il tema con la T maiuscola, in parole povere, rischia spesso di mangiarsi il film. Le cose più coinvolgenti riguardano il milieu familiare del protagonista (il rapporto con il fratello, il tradimento della moglie) e il non scontato ruolo del Ginko di turno, l’integerrimo poliziotto interpretato da Ethan Hawke che per un curioso corto circuito nella definizione dei caratteri è più antipatico del cattivo.
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