Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film
Non che il bestseller di riferimento fosse un capo d’opera, ma visto il film viene voglia di rivalutarlo. La storia è nota: una ragazzina siciliana scopre il suo corpo, le sue prime emozioni sessuali e un principio di mondo, confidando il tutto al suo diario. Vive con una madre che non è mai cresciuta e non s’accorge di nulla e con la classica nonna “spostata”. Il papà è lontano, su una piattaforma a trivellare petrolio. Guadagnino depista l’azione a Lecce e l’unica cosa che spoglia è il linguaggio, la carnalità, la fisicità della Melissa isolana. Per le immagini si omologa allo standard «Italia 1!», e quindi edulcora l’edulcorabile, moralisticaleggia con cattolica nonchalance, spegne ogni tensione. Trasformando il “cinema pubblicista” in cinema pubblicitario (da “Libero” ed “Ericsson” a “Quattro salti in padella” il pranzo è servito). «Se ci fosse un esame di immaturità lei lo passerebbe a pieni voti» manifesta un antipaticissimo professore alla giovane. E la battuta è un’involontaria metafora dell’operazione. Prodotto da Francesca Neri (che dev’essersi proprio dimenticata dell’Età di Lulù...) e dal compagno Amendola, il film conferma quanto possono essere inutilmente noiose quelle immagini mediocri che, disperatamente, tentano di rincorrere la letteratura, la parola.
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