Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film
Per chi non lo ricordasse “100 colpi di spazzola prima di andare a dormire” è stato un piccolo best-seller sulle (im)probabili avventure sessuali “spinte” di una ragazzina catanese (un po’ narcisista), parecchio furbetta nel concentrare su di sé l’attenzione massmediatica, che vendette addirittura due o tre milioni di copie. Nonostante la critica lo snobbò per la sua puerile qualità letteraria, dal libraccio al filmaccio il passo fu breve (se ne occupò la coppia Neri/Amendola) e "Melissa P." uscì nelle sale tra il disgusto del pubblico e quello dei giornalisti (se non della stessa autrice, la quale, a detta sua, affermava che fosse poco inerente alla versione su carta). A provocare l'aberrazione durante la visione non sono tanto le interpretazioni da far accapponare la pelle (misteriosa la presenza della Chaplin), la totale mancanza di una costruzione della sceneggiatura sensatamente ancorata al plot, la sciattezza della “Lolita” María Valverde, lo sgraziato doppiaggio dei fotoromanzetti anni ’70 (quelli che si guardavano per ammirare le curve di Romy Schneider), ma è la tracotanza nel voler giustificare l’oscenità delle azioni della protagonista (sempre inquadrando il tutto in modalità politically correct, stile fiction di Canale 5) come qualcosa assolutamente transitiva alle sventure che si protraggono con i parenti e gli amici (o gli amanti), specie quando questi la umiliano dopo aver trovato il suo diario segreto (che stranamente viene sballottato a destra e a sinistra con noncuranza della proprietaria). "La comunità che mi gira attorno è crudele, perciò mi comporto testardamente da putt*na..”: questa parrebbe la filosofia della sedicenne masochista, e si poteva accettarne un’inflessione grottesca se alla base vi fosse stata una valida, spiazzante denuncia, posta dalla prospettiva femminile, la quale esprimeva, onestamente ed in modo tangibile, il disagio dovuto all’abbandono e all’alienazione delle giovanissime generazioni odierne; e invece "Melissa P." di Guadagnino pulsa assurdità per tutta la sua durata, con una detestabile indagine (concesso che si possa chiamare così) psicologica svisata e fasulla. Da morire dal ridere sono almeno due scene scult: il pre-epilogo con la dichiarazione d’amore platonica dell’inebetito compagno di classe ripetente (praticamente muto per il resto della storia) o quando la madre (altro personaggio involutamente comico) scopre la figlia in abiti sadomaso e si ostenta a negare l'evidenza dei fatti, seppur Melissa sia decisamente poco abile nel nascondere le sue "scelleratezze". Più che erotico direi si tratti di un film degli orrori.
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