Regia di Curtis Hanson vedi scheda film
Innanzitutto non si tratta della solita commedia frivola e cinica con Cameron Diaz. Per certi questo è il motivo per il quale il film non è piaciuto, per me invece è la ragione per cui posso definirlo una piacevole sorpresa. Il suo punto di forza è forse una sceneggiatura attenta ai dialoghi e ai caratteri dei personaggi, i quali definisce con sensibilità e molte sfumature. Non si può dire che questa sia una caratteristica generalizzata del cinema americano recente...
Curtis Hanson serve tutto ciò in modo egregio, e anzi, coerentemente, non teme di prendersi i suoi tempi ed indugiare sui dialoghi. La sua è una regia attenta, ma anche discreta e non presuntuosa, proprio quello che ci voleva in questo caso.
Gli attori sono tutti promossi, dalle due protagoniste, alla "secondaria" Mac Laine, ai secondari veri e propri. Cameron Diaz dà prova di saper recitare e non solo sorridere, fare le mossette e sculettare. Il suo personaggio di donna sbarazzina, invadente, istintiva e dalla vita disordinata è convincente. Accetta anche un paio di primi piani che rivelano come non sia più una ragazza. Toni Colette, dall'altro canto, interpreta con successo una donna sofferente, piena di traumi e di nevrosi, fragile e combattiva allo stesso tempo. Tra le due, tuttavia, a vincere è la seconda: certi momenti di imbarazzo, di dubbio e di silenzio sono resi molto bene dall'attrice. Bravi anche gli attori che interpretano il suo fidanzato e suo padre.
Quanto al tema, si parla delle sofferenze che si possono generare in una famiglia soprattutto a causa di segreti e bugie, pensati a fin di bene ma che di fatto producono molto male. Nessuno dei personaggi è tutto inoocente o tutto colpevole; ciascuno ha subito i suoi torti, ha compiuto i suoi errori e ha fatto almeno un po' di male agli altri.
I traduttori del titolo italiano hanno preso una cantonata, secondo me, perché hanno tradotto in senso figurato un'espressione che pure altrove ha questa accezione, ma che qui va presa solo in senso letterale. "Nelle sue scarpe" è vero letteralmente, perché la sorella minore indossa e rovina le scarpe di quella maggiore. Al più il titolo originale si diverte a creare l'attesa del senso figurato, ma poi fa vedere che intendeva proprio le scarpe. Per una volta che il titolo originale era veramente da cambiare, il distributore non l'ha fatto.
E' un film da guardare anche con la testa e - importante - senza aspettarsi una commedia. Restereste delusi. E' più simile a certi film sentimentali americani o persino a quelli di Bergman. Il finale è un po' convenzionale, ma non è grave.
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