Regia di Curtis Hanson vedi scheda film
Da Curtis Hanson mi aspettavo qualcosa che rimediasse alla biografia-tributo a quella spazzatura d’essere di Eminem e per fortuna così è stato. Leggero, sensibile ma nient’affatto sdolcinato e banale. Sì, diciamo la verità, il vecchio professore cieco s’era capito che sarebbe morto dal primo momento che è comparso sullo schermo ma rappresenta solo un episodio. Quando l’ho visto in sala c’era un numero quasi pari di appartenenti ad ambo i sessi e m’è sembrato che sia piaciuto.
Spesso i film che usano poesie credono di puntare su qualcosa di raffinato e allo stesso tempo commovente ma raramente riescono ad avere il risultato sperato. Così non è avvenuto con In her shoes: non c’è stato un uso banale del mezzo facendo trasparire un intento sincero. Non siamo ai livelli di L.A. confidential ma la resa è senz’altro gradevole.
È bello rivederla, la nostra Irma. Stavolta con nipotine disperse. Una buona nonna.
Meravigliosa. Perché non vogliono consacrarti ad attrice di livello superiore?! Sembra che anche in questo film fosse un po’ relegata al ruolo di spalla ma a chiunque è piaciuta. Peccato per l’ aumento delle rughe e che l’abbiano fatta scambiare per la sorella maggiore quando con la Diaz sono coetanee, anzi lei è nata in settembre mentre Toni ( per la cronaca anTONIa) in novembre.
È riuscita nel suo scopo: ha continuato a fare la sciacquetta ma stavolta redenta. Personaggio tutt’altro che stereotipato e reso con buona verosimiglianza. Brava, non solo carina e simpatica, per una volta.
Davvero un maestro che sa destreggiarsi con grandissima abilità in tutti i generi.
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