Regia di Carlos Saura vedi scheda film
Con Nozze di sangue, trasfigurazione del balletto di A. Gades (che collabora alla sceneggiatura) a sua volta tratto dalla tragedia di Federico Garcia Lorca a sua volta ispirata ad un fatto di cronaca ispanica, C. Saura apparentemente cambia stile e interessi rispetto ai film precedenti sulla coppia e la famiglia della sua terra (che torneranno anche in Carmen Story, sempre nel "filone" sulla danza): Saura va ancora più a fondo, stratifica la materia analitica sulle proprie radici culturali restringendo lo spazio e rendendolo fuori dal tempo nell'arco di 68 minuti. Attraversando la vita originaria del fatto di sangue, il teatro, la musica e la danza, arriva al grande schermo del cinema e dello specchio della sala prove per mettere "sotto vetro" la memoria, la passione, la fatalità della storia narrata e del flamenco.
Il film è strutturato in due parti, la prima delle quali può essere a sua volta divisa. Prima parte: i ballerini entrano nel camerino per truccarsi, il loro volto si specchia davanti alla mdp riflettente e intanto all'immagine di Gades si sovrappone il suo pensiero che ricorda le proprie origini umili, i lavori svolti e l'incontro definitivo con la danza; i due cantaores iniziano a provare la voce e la chitarra. Poi si passa agli esercizi di riscaldamento mentre l'atmosfera si fa più tesa ma sempre con compostezza e sostegno reciproco. Tutto questo è ripreso da Saura con taglio documentaristico, con distacco e discrezione. Seconda parte: la simmetria dell'inquadratura davanti ad una luminosa finestra è lo strumento di passaggio, i ballerini con i loro costumi inscenano la vita paesana, i timori della madre dello sposo (P. Cardenas), i contrasti, i rifiuti della moglie di Lorenzo (Carmen Villena) e le attrazioni per la sposa (C. Hoyos), una storia di per sé forse banale ma restituita nella sua intimità. La mdp comincia con titubanza ad accostarsi ai personaggi come turbata dalla tensione, poi partecipa ai movimenti intrecciandosi ai corpi, inquadrando da varie angolature e altezze, frammentando le anatomie con primi piani. La musica di Emilio de Diego commenta come fosse la voce della mdp stessa ma anche il silenzio fa la sua parte al momento decisivo del duello tra Lorenzo (A. Gades) e lo sposo (J. A. Jiménez): gesti rallentati al massimo e ancor più isolati dal tempo, rumori e respiri affannati.
Durante i numeri di danza lo specchio per le prove raddoppia l'illusione spaziale e aumenta il senso di simmetria astraendo ancor più la stilizzazione della messinscena vista dall'interno e nella sua concentrazione, al punto che l'illusione sembra farci vedere specchi inesistenti anche tra i personaggi l'uno di fronte all'altro col raddoppiamento dei movimenti. Così la messinscena torna in Saura (come in Elisa, vida mia) per studiare il presente, filtrarlo e confrontarlo col passato. 8
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