Regia di Henri Decoin vedi scheda film
Quasi tutti i numerosi film tratti da un romanzo di Georges Simenon hanno potuto contare sulla possibilità di una sceneggiatura a prova di bomba. E’ quanto accade puntualmente con questa pellicola che resta una delle migliori di Henri Decoin. François Donge (Jean Gabin), ricco industriale di provincia, è morente in una clinica, vittima di un avvelenamento alimentare perpetrato dalla moglie Elisabeth (Danielle Darrieux). Spegnendosi, ripercorre i momenti cruciali della sua esistenza e della sua relazione con la fatale consorte. E’ un rapporto che con il passare degli anni si capovolge. Si sposano: lei perché appassionatamente innamorata, lui per darsi la classica sistemata, mettere su famiglia e proseguire nei suoi fortunati affari, tradendola regolarmente e spudoratamente. Con il passare degli anni, nell’animo di Elisabeth la totale dedizione al marito si trasforma lentamente in odio, in desiderio di vendetta dopo una vita a suo parere buttata via per aver ingenuamente sognato il grande amore. Sul letto di morte, François Donge, pur consapevole dell’omicidio di cui è vittima, capisce che sua moglie è l’unica donna che abbia mai amato. “So esattamente cosa stai provando”, gli dice quest’ultima. E’ troppo tardi per tutto. Lui muore, lei si lascia arrestare senza opporre resistenza.
Cupo e disperato, il film rende pienamente l’atmosfera dei romanzi di Georges Simenon, dalla descrizione di un ambiente provinciale assai ipocrita, abitato da personaggi cinici ed egocentrici, all’impossibilità d’incontro tra classi sociali diverse. Il tutto è impreziosito dalla perfetta alchimia recitativa che s’instaura tra Danielle Darrieux et Jean Gabin, entrambi dominatori e dominati a tempo alterno. Una prova formidabile da parte di due monumenti del cinema francese. Lei intensa, bellissima e totalmente immersa in uno dei suoi ruoli più passionali, lui all’apice della sua forza carismatica.
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