Regia di Benito Zambrano vedi scheda film
Con Soy Cuba, Habana Blues forma un casuale ma efficace “ieri e oggi” cubano che descrive la traiettoria storico/sociale compiuta negli ultimi 40 anni dal paese caraibico. Come introduzione è bene chiarire che non siamo dalle parti del wendersiano e nostalgico Buena Vista Social Club ma in un contesto più affine a quello degli assatanati “commitments” dublinesi di Alan Parker. Ruy e Tito sono due musicisti, amici per la pelle, che sognano il successo lontano da Cuba. L’occasione sembra arrivare con l’audizione presso una produttrice spagnola con la quale Ruy, sposato con due figli, ha anche una relazione sessuale. Le aspettative dei due sono frustrate dall’evidente sfruttamento culturale da parte della producer e, posti davanti a una scelta che cambierà le loro esistenze, le loro decisioni saranno diametralmente opposte. Nonostante la connotazione musicale, che rivela grandi fermenti nel mondo delle band giovanili, il film è fortemente ispirato dalle contraddizioni che animano la Cuba di oggi: da un lato il desiderio di fuga e dall’altro il forte radicamento con il passato. Ruy e Tito rappresentano in modo perfetto queste tendenze, antitetiche, che i due superano grazie al sentimento dell’amicizia, più forte di ogni divergenza.
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