Regia di Aleksandr Sokurov vedi scheda film
il maginifico film di sokurov parte da una moltiplicazione che il capo della rivoluzione proprio non riesce a fare. è malato e mezzo infermo. ha continuamente bisogno di aiuto, ma urla di lasciarlo deambulare da solo che ce la fa. in questa grande villa espropriata L è cirocandato da persone che sono lì per accudirlo e curarlo. il medico sa che non potrà far nulla e sa altrettanto bene che una volta morto, lui verrà fucilato. sono tutti lì per lui, ma lo trattano male, lo trattano come un vecchio idiota. anche se tutti sperano che duri il più possibile, poichè dopo di lui, verrà il segretario generale del partito, quello dal cognome cupo, la bianca figura che ad un certo punto verrà a trovarlo. S è una persona che spaventa tutti e l'incontro-scontro con L è il punto più alto e più bello del film. quella sua immagine iconica coi baffoni e la capigliatura che pare un elmetto, vestito di bianco tranquillo e pacifico di avere il capo al sicuro in campagna completamente isolato e aldifuori degli ingranaggi politici, s'incrina solo un pò quando il capo, L, nei suoi momenti di lucidità gli ricorda quel trotzky maledetto che gli vota sempre contro e che gli mette i bastoni sempre tra le ruote. L a S: qual'è lo scopo della rivoluzione? S a L: UMANITA', verso il popolo russo.... non tutto... L a S: c'è rimasta solo la violenza, è la sola leva(la stessa che gli verrà contestata contro chi gli remava contro e che lui riteneva indispensabile verso quelle carogne) e S a L: no, c'è il partito. lo stesso partito che nelle mani già di stalin(lenin si lamenta che il telefono non squilla più e che non gli arrivano più lettere)quando L gli presenta la metafora dell'albero che sbarra la strada, quell'albero, quello sbarramento, quell'intralcio S ha intenzione di risolverlo spaccandolo in tanti piccoli pezzi senza aspettare che marcisca da solo o sforzarsi per spostarlo dalla carreggiata, come gli proponeva invece L. ed è alla fine di questo confronto che L chiede a S di avere del veleno per farla finita con questa lenta e disgustosa agonia. il sorriso di S si spegnerà quando L gli farà notare che probablmente troztky voterà contro, ma anche il sorriso e le speranze ormai perse di una delle infermiere che lo cura quando dirà ad L seduti intorno alla tavola per il pranzo, che finchè avrà forza farà di tutto per tenerlo in vita per i suoi doveri nei confronti di sua madre e dei suoi fratelli. durante il pasto avrà una crisi dovuta allo spreco della luce accesa anche di giorno e al mobilio di lusso che diventerà uno scatto di folle ira quando una delle infermiere gli dirà che tutto quello che vede non è loro e nemmeno del popolo, bensì è espropriato e cioè rubato, quando L chiederà delucidazioni su quella parola che in quel momento gli sfugge. la seconda scena memorabile del film(ovviamente pour moi)è quella del bagno caldo... L vi è immerso e durante questa abluzione ha una conversazione con un ricordo del passato che gli dice di raggiungerla, di smetterla di accanirsi a rimanere dov'è che tanto lì non ha più nessuno e quando L obbietta che lui ha la storia, il ricordo gli risponde semplicemente che non ha altro che la malattia, sembra già la salma imbalsamata. tutto il film è fotografato con un verde spento che a tratti si scolora in un giallo per finire in un bianco avorio. il padre della rivoluzione russa è qui tratteggiato in quel lato che rende umani chiunque. non solo la malattia che lo mina fisicamente e mentalmente, ma anche la consapevolezza di essere ormai un peso inutile da mausoleo nelle mani di un grezzo macellaio con l'aria buffa e il nome cupo. ci starebbe bene una cine-biografia sokurofiana su S.
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