Regia di Jacques Audiard vedi scheda film
E' un film dallo stile nervoso con un protagonista nervoso. Un elemento abbastanza evidente del suo carattere e della sua interiorità è proprio la mancanza di pace, una certa insofferenza generica, una rabbia latente, forse anche rancore. Le ragioni si possono trovare secondo me sia nel suo passato che nel suo presente. C'è un'assenza che pesa, quella cioè della madre morta, che forse già da viva era troppo assente per star dietro ai concerti di pianoforte che teneva in giro per il mondo. Col padre ha un rapporto problematico, di amore ma anche di rancore, entrambi collegati anche col comportamento della madre. Bisogna poi aggiungere la professione che pratica, che non è né nobile né onesta. La sfera sentimentale è anch'essa tormentata, sofferta e mutevole. Nella sua vita regna insomma un grande disordine e una forte inquietudine, e credo che la pratica del pianoforte classico sia quasi la proiezione di un'aspirazione all'ordine, all'armonia e alla pace. E' però un anelito che egli stesso non è in grado di assecondare, come testimonia la sequenza del pestaggio del furfante russo (abbastanza agghiacciante).
I personaggi mi sembrano ben definiti, come i colleghi mascalzoni del protagonista, la ragazza del russo, lo stesso padre, e la sua seconda fiamma. Nel film si fa riferimento più volte al tema del padre inetto, bambinone, incapace di gestire la sua vita e ancor meno di guidare quella del figlio, problematica purtroppo molto attuale. Anche l'ambientazione e le situazioni in generale hanno molto di reale e di quotidiano.
E' un film riuscito e ben fatto (benché non certo gradevole e del genere che amo io), ma otto Oscar li trovo un po' eccessivi.
L'aspetto fisico e la recitazione del protagonista ricordano non poco i primi film di Robert De Niro, in particolare Mean Streets.
PS. Non capisco il titolo.
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