Regia di Jacques Audiard vedi scheda film
Thomas è un violento, un ragazzo che vive ai margini capace di fare solo due cose: picchiare gli squatter e i poveracci che occupano abusivamente le case sfitte e... suonare il pianoforte. Il primo è il mestiere che il padre e la periferia di Parigi gli hanno insegnato, il secondo è un hobby ereditato dalla madre pianista (ma che alla morte di lei aveva accantonato preferendo cedere alla legge del più forte) che torna prepotentemente attuale dal momento in cui incontra un agente per il quale la madre lavorava, il quale, memore del suo talento, gli propone un'audizione. Per lui si presenta così l'occasione per cambiare strada. Tutti i battiti del mio cuore è un film difficile, in cui il regista (Jacques Audiard, reduce dall'ottimo Sulle mie labbra) si arma di camera a mano e pedina il protagonista (un Romain Duris ipercinetico nervoso e convincente) per tutta la durata della pellicola senza mollarlo praticamente mai. Lo scopo è quello di documentare il suo percorso verso la redenzione. Thomas è stanco del suo stile di vita, non ha alcuna stima dei suoi amici (ma è più corretto definirli semplicemente soci) né di un padre che lo cerca solo quando c'è da recuperare qualche credito. Il suo cuore ha smesso di battere (De battre mon coeur s'est arrêté è il titolo originale del film, molto più calzante della versione storpiata italiana) e per farlo ripartire ha bisogno di una scintilla, e quella scintilla è la musica: l'audizione diviene per lui una vera ossessione, è il treno da non perdere a nessun costo, è l'opportunità di un nuovo inizio. Thomas lascia progressivamente andare il lavoro e si concentra anima e corpo sul pianoforte. Trova una ragazza cinese disposta a dargli lezioni, ed è con lei, che non sa una parola di francese, che stabilisce il rapporto più puro: un rapporto fatto di sola musica (così come era fatto di silenzi il rapporto tra il galeotto e la sordomuta in Sulle mie labbra), in cui gli sgomberi e le botte restano fuori, in cui resta fuori la vita che lui non vuole più, in cui riesce a sentirsi diverso, in cui, per la prima volta, l'incomunicabilità che da sempre ha dominato i suoi rapporti con gli altri trova il modo per essere veicolata nella direzione giusta. Il contrasto tra il tatto l'ironia e la leggerezza che dominano le scene incentrate sulla musica, e la durezza e la violenza di tutte le altre crea uno stimolante corto circuito da cui la pellicola trae molta della propria forza. Il percorso di Thomas ci viene mostrato in tutta la sua crudezza, è lungo e accidentato e durerà anni, passando attraverso dolori perdite e rese dei conti necessarie che difficilmente gli permetteranno di liberarsi la coscienza fino in fondo. Perché i fantasmi del passato sono duri a morire.
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