Regia di Sergio Martino vedi scheda film
Il salumiere Brandacci, uomo sulla sessantina sposato con una donna – come lui – appassita, fra una scappatella fallita e l’altra si ritrova a fare i conti con i due figli ormai grandi: il maschio è succube della moda del momento, qualunque essa sia, e la femmina vuole sposare un poco di buono.
Nel corso degli anni Ottanta tanti registi ‘di genere’ dovettero fare i conti con la crisi del cinema nostrano; anche Sergio Martino, fra i più quotati e dotati dell’ambiente, venne a patti con la principale colpevole di tale crisi: la televisione. E si accasò per un certo periodo alla Fininvest berlusconiana, futura Mediaset, licenziando una serie di pellicole di spessore minimo votate espressamente all’intrattenimento del pubblico casalingo, notoriamente distratto e con poche pretese. La famiglia Brandacci è probabilmente il titolo più discutibile di questa fase iniziale della carriera di Martino sul piccolo schermo: due puntate da un’ora e mezza ciascuna con un cast inadeguato, mezzi modestissimi e, soprattutto, una storia estremamente banale da mettere in scena. Sul soggetto del regista e di Giorgio Mariuzzo hanno lavorato entrambi gli autori insieme a Maria Perrone Capano per tirar fuori una sceneggiatura decisamente in odore di sitcom: scenografie e costumi poveristici, dialoghi stereotipati, personaggi monodimensionali e uno svolgimento abbastanza prevedibile della trama; fra gli interpreti si segnalano Silvio Spaccesi, caratterista alla sua ‘grande occasione’ (poteva avere miglior fortuna, certo), Annabella Schiavone, Leo Gullotta, Mara Venier, Gisella Sofio e Loredana Martinez. Humour a livelli bassini, luoghi comuni profusi in maniera spietata, ritmo latitante. 2,5/10.
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