Regia di Romolo Guerrieri vedi scheda film
Quinta pellicola firmata da Romolo Guerrieri, già autore di una commediola balneare non proprio memorabile (Bellezze sulla spiaggia, 1961) e un tris di anonimi spaghetti western diretti nel biennio 1966-67. Qui il fratello di Marino Girolami (e quindi zio di Enzo Castellari) dimostra tutte le sue velleità di mestierante realizzando senza grandi sforzi di fantasia un modestissimo thriller psicologico dal retrogusto erotico scritto da Ernesto Gastaldi e dal produttore Luciano Martino (quest'ultimo solo per il soggetto). Il budget probabilmente si esaurisce al momento del casting, quando vengono affidate le parti dei due protagonisti a interpreti di fama internazionale come il francese Jean Sorel e l'americana Carroll Baker; il terzo polo del triangolo della storia è invece consegnato a Luigi Pistilli, in quel momento piuttosto noto per avere preso parte - fra l'altro - a due capolavori di Leone (Per qualche dollaro in più e Il buono, il brutto e il cattivo) e al film di Petri, tratto da Sciascia, A ciascuno il suo. Il dolce corpo di Deborah ha le ambizioni di una pellicola di serie A, ma la scrittura piuttosto banale (soprattutto per quanto riguarda i personaggi) e la messa in scena trascurata di un b-movie; Martino ritenterà comunque la strada in più occasioni negli anni successivi con alcune regie del fratello Sergio passate più o meno altrettanto inosservate, non fosse per la presenza della giovanissima Fenech (Lo strano vizio della signora Wardh oppure Tutti i colori del buio). 3/10.
La quiete di marito e moglie in vacanza viene interrotta dalla comparsa di un vecchio amico dell'uomo, che nutre rancore verso di lui per una lontana, spiacevole faccenda. La violenza psicologica si fa ben presto concreta.
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