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La rosa bianca. Sophie Scholl

Regia di Marc Rothemund vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La rosa bianca. Sophie Scholl

di sasso67
7 stelle

Buona illustrazione di un fatto drammatico avvenuto nella Germania hitleriana in guerra. Anche in quel paese, dopo l'ubriacatura nazista e bellicista, vi fu una seppur limitata resistenza, confinata soprattutto in alcuni ambienti universitari e tra le file della Wehrmacht (come testimonia l'attentato a Hitler del 20 luglio 1944), soprattutto in seguito alla disfatta di Stalingrado, che portò con sé la diffusa consapevolezza di non poter vincere la guerra.

Iniziata l'attività "sovversiva" (un volantinaggio di propaganda all'interno dell'ateneo di Monaco) con una certa sottovalutazione del rischio - com'è, almeno in parte, connaturato all'idealismo giovanile - i fratelli Hans e Sophie Scholl si trovano a percorrere una parabola cristologica, che li conduce ad un sempre più consapevole martirio. La ragazza (sulla quale si concentra gran parte del film), in particolare, sembra seguire le orme di storiche eroine del martirologio cristiano, a cominciare da Giovanna d'Arco, quelle, cioè di una giovane che, pur temendo la morte, l'affronta per non venir meno ai propri ideali etici e politici, affidandosi, in questo cammino, sempre più nelle mani di Dio, secondo gli insegnamenti ricevuti dal padre.

Il processo farsa ai due giovani (più un terzo, appartenete alla medesima organizzazione clandestina della Rosa Bianca) è soltanto un'isterica formalità che spalanca le porte della ghigliottina, secondo una modalità abietta di cui molti giudici dei tribunali nazisti avrebbero avuto a pentirsi troppo tardi, come attesta un film da questo punto di vista esemplare, come Vincitori e vinti di Stanley Kramer.

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