Regia di Giuliano Montaldo vedi scheda film
Meticoloso fino al limite del possibile e sempre pronto a sbalordire con la sua classe innata, Nino Manfredi si apprestava a sfruttare le sue immense qualità per entrare nel personaggio che gli era stato affidato.
Come un autentico felino che, prima di sferrare l'attacco finale, studia la sua preda nei minimi particolari, volle prepararsi a dovere prima di scendere in campo per cercare di incidere e farsi valere. Ed infatti volle acquisire tutte quelle nozioni che servono per entrare in sintonia con un'arma da fuoco: la tecnica per riuscire ad impugnarla in maniera corretta, quella che una volta appresa fa in modo che si sappia maneggiarla con destrezza senza lasciarsi in alcun modo intimorire da essa fino ad arrivare alla fase culminante dove ci si perfeziona con la mira.
Ormai tutto era pronto perché la preparazione si era conclusa con successo facendo diventare Manfredi un pistolero o quantomeno come un uomo che una certa confidenza aveva con le armi da fuoco.
Si aprirono finalmente le danze e da quel momento in poi il superbo Manfredi cambiò faccia entrando in una realtà che non era la sua ma che volle fortemente fare propria perché di tutto ci si deve spogliare se negli abiti di un'altra persona si vuole stare.
A trasformazione avvenuta nessun segno di quello che era rimase dentro di lui perché nei panni del suo personaggio si era ormai calato. E da quel cambio di look come ne uscì trasformato e con quanta naturalezza sapeva farne sfoggio. Nel vederlo in quel modo si faceva proprio fatica a riconoscerlo ed, un cambio di personalità così ben riuscito,quanti punti che fa guadagnare ad un film, sicuramente tanti!!! Durante le riprese ormai per tutti era diventato l'uomo schivo ma dal cuore buono braccato da alcuni criminali per aver commesso una scorrettezza nei loro riguardi. E per lui si parteggiava con decisione perché gran pena si provava nel vederlo impelagato in una faccenda in cui chiunque avrebbe fatto fatica a districarsi. Aveva ucciso soltanto per difendere il suo amico poliziotto da alcuni delinquenti, nulla di male aveva commesso ma la sua vita era ugualmente in pericolo.
Alla banda criminale, con cui si era battuto per cercare di salvare la vita al suo amico poliziotto, il compito di farlo affondare.
Lasciato nella più completa solitudine si incamminava con lo scopo ben preciso di scovare la via che conduceva alla salvezza ma nulla da fare, i criminali non demordevano perché volevano farlo fuori a tutti i costi.
Disperato e con la rassegnazione addosso, nella sua fidata pistola trovava un pò di speranza perche con qualche proiettile avrebbe battuto sbarazzarsi dei suoi nemici e togliersi così fuori dai guai: una soluzione drastica e spietata ma inevitabile quando si è da soli contro tutti. Le armi che vengono utilizzate per farsi giustizia da sé ma anche per sentirsi più importanti: sull'ultimo aspetto si soffermerà maggiormente Squitieri con il suo film ''l'arma'' mentre l'altro è più vivo in quello di Monicelli ''un borghese piccolo piccolo''. Entrambi cmq somigliano molto a quello qui preso in considerazione.
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