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Enron - L'economia della truffa

Regia di Alex Gibney vedi scheda film

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La recensione su Enron - L'economia della truffa

di tobanis
8 stelle

Documentario di straordinaria attualità. C’è da chiedersi, visto quanto successo, come mai nessuno sia intervenuto prima che ci fosse la crisi di fine 2008; o meglio, visto che tutti sapevano, fino a che livello c’è stata omertà? Fino a W Bush? Non sarebbe sorprendente.
Comunque, viene ricostruita la più grande bancarotta di sempre (fino alla crisi di adesso, ora è seconda), in modo leggero, godibile, agile, pure umoristico, se poi il tutto non fosse tragico. Come film, è leggero e vedibilissimo. Chiaro, l’argomento è complesso, e se si vuole trovare una pecca, è nel non riuscire a fare capire a veramente tutti i vari passaggi.
Comunque un film, data anche l’attuale situazione, imprescindibile. Siamo sull’8.

Vediamo se riusciamo in breve a raccontare cosa successe, più o meno. Mi si scuserà le inesattezze, perché è successo veramente tanto.
Enron era un colosso, una delle prime dieci aziende USA. A noi non dice nulla, ma era una società texana che lavorava nel settore energetico: gas, elettricità e so on. Distribuiva energia, metteva su centrali elettriche, gasdotti, insomma aveva una base concreta di lavoro e produzione, che si allargava a molti altri prodotti (plastica, acciaio, etc…). Una bella fabbrichetta, insomma.
Il problema fu quando si buttò nel finanziario, forse avida di nuovo denaro, sta vacca.
Il boss prese un direttore matto, che spronava al massimo i suoi scagnozzi. L’obiettivo era vendere prodotti aleatori, magari garantendo buoni ricavi, bei margini, interessi da favola.
Date le dimensioni, i suoi clienti erano i grandi investitori, banche, assicurazioni, gente danarosa, etc…
La società cresceva a dismisura, tutti la adoravano, lavorare in Enron era uno status symbol; Fortune, la rivista, la nominava spesso come società modello. Uffici da paura, stipendi mostruosi, e così via. Fatto sta, se prometti più di quello che mantieni, sei nelle grane. Ad ogni quadrimestrale (il momento in cui si dice: “Cari ragazzi, la situazione è questa, questo quello che incassiamo, quello che spendiamo, utili, prospettive…”, si fa un punto della situazione, insomma) i boss dovevano inventarsi qualcosa, per nascondere le crepe e mantenere l’illusione. Da subito infatti, Enron era in difficoltà. Ed era entrata in una spirale negativa, nuove promesse, nuovi debiti, nuove perdite.
Iniziarono a inventarsi società fasulle, nomi inesistenti, società offshore per evitare le tasse e occultare le perdite. Alla fine avevano mi pare centinaia di aziende collegate tra loro, che si coprivano l’un l’altra. Gli stessi conti di Enron venivano comunque regolarmente truffati.
Uno dice “Bon, ma ci sarà stato qualcuno che controllava!” Macchè. Pure i controllori, una delle società più antiche e famose, stava al gioco, o fingeva di non vedere. Capirai, le passavano un milione a settimana… Tale società, che alla fine distrusse oltre una tonnellata di documenti riguardante Enron, venne presa dal vortice e fallì pure lei con Enron.
Gli investitori nulla sapevano. Il contabile che organizzava ciò (si è preso poi 10 anni) si sbizzarriva e pure intascava qua e là qualche decina di milioni (di dollari). I boss tacitamente acconsentivano.
Enron e le sue associate vendevano titoli che non valevano nulla (se non che alle spalle c’era Enron, un colosso – si pensava), le banche neanche controllavano, timorose di perdere l’affare, che tale non era. O magari, avranno pensato, a qualche idiota li rifilo.
Questo casino può durare per sempre? No. Prima o poi ci fu chi fece la giusta domanda, chi perse la pazienza, davanti al disastro imminente. Famosa l’assemblea, dove un analista, finalmente, chiede, di vedere un bilancio un po’ meglio, e la risposta fu impacciata e incredibile: “Ah, eh…no, la ringrazio per la domanda, che apprezziamo…STRONZO!”
Lo stesso che diede dello stronzo, uno dei super boss, si dimise nell’agosto 01 (la società fallì a novembre) e poi si è beccato, ma nel film non lo sanno, 24 anni di galera.
Intanto il titolo, che qualche mese prima valeva 90 $ (ma si diceva che sarebbe arrivato a 100, 120) era sceso a 80, 60, 42.
A ottobre era a 15: tanti comprarono a quel prezzo, convinti di fare l’affarone. A novembre 2001, andò sotto il dollaro, il giorno dopo, l’azienda era fallita e gli sbalorditi impiegati avevano mezz’ora per lasciare l’edificio.
Moltissimi dipendenti avevano reinvestito i loro averi in titoli Enron, perciò erano sulla strada e senza una lira. Mentre i boss, che sapevano l’andazzo, vendevano per tempo le azioni per incassare l’incassabile. Al grande boss, ma nel film non sanno, non fu data la galera perché gli venne un infarto e ci lasciò le penne.

Infine, pure i blackout in California furono agganciati a Enron, in qualche modo. La California aveva circa 1,5 volte il necessario di energia rispetto al consumo massimo previsto, perciò zero problemi. Decise di rivoluzionare le leggi al riguardo, liberalizzando in parte il mercato (chi decise sta cosa aveva ricevuto un sacco di soldi da Enron). La California ebbe 38 blackout seri, molti dei quali in inverno, quando non c’era i condizionatori. Come cazzo poteva essere, si chiedeva la gente? E’ che grazie alle manipolazioni di Enron, il prezzo dell’elettricità subiva degli sbalzi paurosi e non c’era grana per pagare. Tu, società elettrica californiana, non paghi? Non fornisco. Blackout. Si vede nel film che i traders Enron incoraggiano le centrali elettriche a chiudere o abbassare la fornitura (per “manutenzione”, ufficialmente). La California si trovò a pagare cifre pazzesche per la luce (meglio, le società californiane), quello che costava 40-60, costava 1.000. La Enron usava tali enormi entrate per coprire enormi buchi.
Il governatore proclamò lo stato di emergenza, chiese aiuto a W. Bush (picche, il boss di Enron era di casa alla Casa Bianca). Il governatore poi perse le elezioni del 2003, dove fu eletto Arnoldo Terminator, a sorpresa, il quale nel maggio 2001 si incontrava col boss Enron…

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