Regia di Nimród Antal vedi scheda film
La vita di alcuni controllori a Budapest in una metropolitana in bilico tra decadente e metafisico.
Un film nel quale i limiti della trama, spesso sfilacciata con momenti quasi demenziali inseriti all'interno di una storia noir con scoperti intenti metaforici esistenzialisti, passano in secondo piano e dove è l'atmosfera a far da padrona, in un micromondo sotterraneo spesso utilizzato nel cinema ma raramente sfruttato così bene, con uno stile che omaggia orgogliosamente gli anni '80 e che spazia da Subway (inevitabilmente) ai Guerrieri della notte fino a Blade Runner (in un certo uso della fotografia e delle luci, nel ritmo lento e nella colonna sonora dalle impronte jazz).
Ottimo il protagonista Sándor Csányi (che ricorda un po' uno Shahrukh Khan più dolente) che ben rende lo smarrimento del suo personaggio.
Spiace che il regista, uno volta trasferitosi a Hollywood, si sia perso per strada.
Paradossalmente divertente l'incipit dove la compagnia dei trasporti ungherese si dissocia dalle atmosfere decadenti del film.
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