Regia di Nimród Antal vedi scheda film
Forse tirato troppo per le lunghe, ma questo spettacolo allucinato e perso vale tutta la nostra attenzione.
Una sfida, un esercizio di stile, un grande controllo del mezzo cinematografico. Nimrod Antal punta subito alto: Kontroll è 'questo' ma oltre 'questo' o forse proprio per 'questo' il cerchio non si chiude e la sospensione fra il simbolico e l'irrisolto resta molto pericolosa. Besson incontra Tarantino. Però che spettacolo! E che incubo claustrofobico! In una Budapest nera, buia, laida nella location e adrenalinizzata dalla messinscena e dalla musica si consuma un intreccio di storie/personaggi così affascinanti da far dimenticare (a volte) le debolezze dello script. Perché è l'atmosfera che conta, il climax e con esso il trasporto intimo dello spettatore fra le luci, i rumori e gli odori della metropolitana, quanto mai simbolo estremo dell'alienazione e della perversa solitudine dell'uomo contemporaneo, fra insicurezze e rabbia. Molte sequenze sono indimenticabili anche se alla fine si rimane un po' con la bocca asciutta...
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