Regia di Nimród Antal vedi scheda film
La metropolitana di Budapest non è proprio come quella di Mosca, con i lampadari di cristallo sulle banchine, e neppure come quella di Parigi, location al neon di Subway. È buia, cupa, misteriosa. Frequentata, a volte abitata, da passeggeri annoiati e da una categoria professionale, quella dei “controllori”, che rimanda a metafore del controllo ben più drammatiche della repressione di chi non paga il biglietto. Tra i reticolati del metrò si suicidano persone in massa (magari, però, le suicidano) e si corre a perdifiato tra i binari, inseguiti dall’ultimo treno della notte. Suggestivo techno-thriller magiaro diretto da un trentenne, Nimrod Antal, che non ci risparmia niente in fatto di linguaggio, da quello bessoniano un po’ anni ’80 all’orgia di visioni ipercinetiche che fanno tanto spot. Quasi a voler prendere le distanze dal luogo comune di un cinema ungherese punitivo e militante, Kontroll ha un eccessivo desiderio di dimostrare la propria originalità e la propria modernità, con una protervia visiva controproducente. Ma la cupezza della storia underground ti si attacca addosso e resta: segno che una scintilla di grandezza c’è.
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