Regia di Francesco Brocani vedi scheda film
Narrata per sequenze come una sceneggiatura in fieri, è la storia morbosa di amore e sensualità che lega l'autore-voce off a un'immaginaria Clodia.
Clodia come Lesbia; era infatti questo - Claudia, in sostanza - il vero nome dell'amata cui Catullo dedicò tanti immortali versi; partendo da questo spunto e dal romanzo Vite immaginarie di Marcel Schwob, citato nei crediti di apertura del film, Franco Brocani allestisce due ore di film-non film nel quale l'azione è poca, scene e costumi scarseggiano, gli interpreti si contano sulle punte delle dita e sostanzialmente ogni cosa si regge sul commento offerto dalla voce esterna, spesso applicato a fotogrammi rossi abbandonati sullo schermo per lunghi, infiniti minuti. Una storia d'amore e di passione, fatta di suggestioni verbali e di qualche nudo in scena; erotismo raffinato quasi al limite dell'incomprensibile, anche perchè la cifra del cinema di Brocani, pittore e artista visivo attivo fin dalla fine degli anni Sessanta anche nella settima arte, è anzitutto la rottura con qualsiasi schema prestabilito. Un esperimento sullo schermo, un tentativo di oltrepassare i limiti convenzionali del cinema, con evidenti richiami ai simili lavori girati in quello stesso periodo da Mario Schifano, amico e collega di Brocani; le attrici Olimpia Carlisi ed Elide Melli si spartiscono i due volti della Clodia del titolo. In quanto ai 'fragmenta', la struttura narrativa sbriciolata e altamente dispersiva parla da sè. Sceneggiatura firmata dal regista con Antonio Veneziani e Riccardo Reim. 3,5/10.
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