Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Trasposizione cinematografica dell'omonimo classico dickensiano.
La storia lacrimevole dello sfortunato orfanello inglese, il classico ottocentesco a firma Charles Dickens: cosa c'entra Oliver Twist con Roman Polanski? Si sarebbe tentati di rispondere 'nulla', ma forse qualche idea può balenare considerando che la precedente regia del cineasta franco-polacco era stata Il pianista (2002), storia ampiamente autobiografica sulla persecuzione ebraica nella seconda guerra mondiale. Polanski abbandonato dai genitori - per cause tragiche, ovviamente - e bambino costretto a crescere in fretta, Oliver Twist che impara fin da piccolo, in un orfanotrofio, quanto il mondo sia crudele e insensibile: il parallelo, per quanto arduo, è però possibile. Rimane il fatto che una pellicola del genere, da Polanski, non ce la si aspetterebbe: Oliver Twist è un'illustrazione ben eseguita, ma priva di carattere, un sontuoso sfoggio di capacità da parte di un artista che non avrebbe comunque avuto alcun bisogno di dimostrare alcunchè. Produzione in stile kolossal, cast quantitativamente sterminato e con doverosi nomi di richiamo (accanto al giovane protagonista Barney Clark: Ben Kingsley, Jamie Foreman, Leanne Rowe, Jeremy Swift, Edward Hardwicke), nella forma estetica colpisce soprattutto la scelta di mantenere una fotografia perennemente cupa e perciò inquietante; se ne occupa Pawel Edelman, che come lo sceneggiatore Ronald Harwood era già al fianco del regista per Il pianista. Due ore di racconto edificante, ma dall'anima un po' troppo patinata. 4/10.
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