Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Sicuramente “Ginger e Fred” non figura tra i film di Federico Fellini più riusciti e riconosciuti, ma possiede una micidiale aderenza critica alla frivolezza degli anni ottanta, verso quelle mode che improvvisamente sembravano impazzare.
Anni ottanta, due ballerini di successo degli ormai dimenticati anni quaranta, soprannominati Ginger (Giulietta Masina) e Fred (Marcello Mastroianni), vengono invitati in una trasmissione televisiva per riproporre il loro numero musicale.
Attorno a loro trovano un mondo trafelato, al quale riusciranno a regalare un momento di magia.
Opera che segna un deciso attacco all'immagine (per non dire altro) della televisione, una rappresentazione che diventa vera e propria testimonianza della deriva del “piccolo” mondo dello spettacolo caratterizzato da una galleria di maschere raramente dotate della pur minima qualità, ma chiaramente poi questo si può tranquillamente leggere in un’ottica di ampiezza superiore.
Certo che la variegata “umanità” che transita all’interno dello show “Ed ecco a voi …” se da un lato offre alcune immagini che rinverdiscono il genio fellinniano dall’altra parte quando il loro spazio diviene eccessivo (e questo si verifica anche prima dello spettacolo tra l’arrivo all’albergo e nella sala pranzo dello studio) si avverte la sensazione di un’eccessiva pesantezza.
Per fortuna c’è però anche la vena malinconica espressa magicamente dall’inossidabile coppia costituita da Marcello Mastroianni e Giulietta Masina (più la seconda per come solca con classe l’opera dalla prima all’ultima inquadratura disponibile) che trova lungo lo show finale, e non solo, il momento di gloria, d’altronde quando con un regista due interpreti si intendono con uno sguardo questo poi si “sente” chiaramente.
Tra le altre cose funziona molto bene l’incipit, con l’arrivo della protagonista alla stazione di Roma attraversando svariate icone pubblicitarie invasive e poco edificanti, uno slancio di fantasia e figurazione di grande impatto.
Infine sono di assoluto rilievo le musiche di Nicola Piovani, così come i tanti diversi costumi impiegati realizzati da Danilo Donati.
In definitiva si tratta di un’opera dai toni contrastanti, a tratti un po’ affannosa, ma con alcuni picchi notevoli ed una vena rappresentativa di buon valore.
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