Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Il je accuse felliniano contro la spazzatura che avanza impietosa nella tv e negli spettacoli degli anni 80 si fonde con una gentile riflessione sul ruolo della terza età e una rievocazione nostalgica di una vecchia storia d'amore e di un periodo che non c'è più.Pippo e Amelia negli anni 40 campavano facendo numeri di ballo imitando la magica coppia formata da Fred Astaire e Ginger Rogers.ora sono stati chiamati nel casting di uno show per un network televisivo privato per rifare il loro numero di ballo quaranta anni dopo.E si ritrovano in una Babele di abnormità,di esseri strani e che comunque devono sollecitare curiosità e reazioni in chi li guarda.Il labritintico studio televisivo diventa quasi un avamposto dell'apocalisse in terra,un girone infernale concentrico in cui non si vede la via d'uscita.E anche fuori il ritratto di Roma non è milgliore:cumuli di spazzatura fanno da cornice alle strade arrivando fin quasi agli studi televisivi.Qui la visionarietà felliniana prende il sopravvento sulla nostalgia,il bersaglio diventa così tangibile da essere fuori di metafora,il ribrezzo di Fellini per questo modo di fare spettacolo è fin troppo evidente.Eppure questo excursus neanche troppo accelerato(occupa tutta la parte centrale del film) nei corridoi dello studio televisivo e dietro le quinte è a mio parere la parte meno riuscita del film,vittima dell'abituale gigantismo onirico del maestro riminese.Ben più emozionante l'ultima parte,il ritriovarsi su un palco di Ginger e Fred,il lungo momento del black out in cui vengono fuori confessioni inaspettate.E'il momento del ricordo e della nostalgia.In fondo Ginger e Fred hanno anche convissuto assieme e la loro storia è finita praticamente senza un perchè.Così come vengono al pettine i nodi delle loro rispettive vite,lui impenitente sciupafemmine affetto da superficialità cronica( e nelle ultime sequenze ,alla stazione è evidente che ancora una volta ci troviamo di fronte all'alter ego di Fellini) e bisognoso ancoa che lei lo sostenga con qualche biglietto da diecimila lire,mentre lei ha vissuto complessivamente una vita più agiata e tranquilla,senza tante pretese.E poi l'addio alla stazione(o forse è un arrivederci),ecco questa è una sequenza di grandissimo pregio,una di quelle che riescono a emozionare,grazie al suo minimalismo,al suo tenere i sentimenti sottotraccia.Forse una delle sequenze migliori della storia felliniana....
si perde dietro ai suoi fantasmi nella parte centrale....
ottimo
una Gelsomina cresciuta
bravo in una parte da infido
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta