Regia di Federico Fellini vedi scheda film
L'ultimo film degno di Fellini è, nel suo genere, un piccolo capolavoro. "Ginger e Fred" è, secondo me, essenzialmente tre cose: un'elegia della terza età, tempo da non sprecare checché ne sia stato degli anni precedenti; una satira della televisione; un'amara riflessione sulla volgarità imperante alla fine del Novecento. Ovviamente, con il senno di poi, il secondo aspetto è quello che più balza agli occhi, e quello per cui il film di Fellini acquista quasi la qualità di una centuria di Nostradamus: qui la pellicola del Riminese sembra davvero una descrizione della televisione berlusconiana (intendendo non soltanto quella delle reti Fininvest, ma anche quella della RAI che ne ha mutuato modi e contenuti) degli ultimi vent'anni. Con "Ginger e Fred", Fellini pare voler portare il fellinismo nell'era del postmoderno, e cerca di far capire, forse disperatamente, che il suo pirotecnico luna park stenta ad adattarsi agli spazi angusti degli studi televisivi, ributtanti, letteralmente di nani e ballerine. E accanto a questa umanità volgare (lontano dalle telecamere) e falsa (davanti alla lucina rossa), risaltano le interpretazioni dell'ottima Giulietta Masina, del bravo Franco Fabrizi (una presenza quasi d'obbligo del cinema felliniano) e di un Mastroianni mostruoso, da applausi, da Oscar e da Premio Nobel, probabilmente nella migliore interpretazione della sua grandissima carriera. (10 dicembre 2007)
Due anziani ex ballerini, conosciuti ai loro tempi con i nomi di Ginger e Fred, sono invitati a uno show televisivo, per far rivivere agli spettatori i tempi che furono.
Superlativo. Un'interpretazione da far venire le lacrime agli occhi.
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