Regia di Aldo Fabrizi vedi scheda film
Dramma sotto forma di commedia o commedia con sembianze di dramma, questo Hanno rubato un tram è comunque un prodotto in lieve ritardo, figlio del cinema neorealista ma con un finale buonista e autoassolutorio che rovina sia il presumibile aggancio con il neorealismo che la credibilità della storia intera (che precipita così nella più classica conclusione 'a tarallucci e vino', soffocando qualsiasi pulsione riflessiva suscitata dalla trama). Fabrizi ha preso ormai la mano dietro la macchina da presa: questo è il suo ottavo film in sei anni (!) e forse va anche calcolata un po' di stanchezza; sceneggiatura del regista, di Ruggero Maccari e di Mario Bonnard che parte da un soggetto di Luciano Vincenzoni. Nel cast tecnico si sottolineano le presenze di Mario Bava (fotografia), di Carlo Rustichelli (musiche), di Flavio Mogherini (scenografie) e di Sergio Leone (aiuto regista); fra gli interpreti invece i nomi di maggiore risalto, accanto al padre-padrone del film Aldo Fabrizi, sono quelli di Carlo Campanini, Juan De Landa (caratterista spagnolo all'epoca spesso utilizzato in Italia) e Lucia Banti, che ebbe qualche particina negli anni '50 e si ritirò poi definitivamente dal cinema. Oltre ai limiti sopra descritti, va comunque ricordato che a Fabrizi viene sempre difficile, nei film che dirige, lasciare più di tanto spazio agli altri attori. 4,5/10.
Un autista di tram, in seguito a un incidente, viene declassato a bigliettaio. Un controllore che lo odia per motivi personali riesce perfino a farlo sospendere dal lavoro; a quel punto l'uomo ruba un tram per farsi un'ultima corsa solitaria. Ma c'è il lieto fine.
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