Regia di Anthony Whiles (Mario Sequi) vedi scheda film
Una studentessa delle superiori, figlia di un onorevole, finisce fra la braccia di un fotografo porcellone che frequenta assiduamente un giro di baby squillo. Per difendere la ragazza interviene un suo professore.
Si firma Anthony Whiles, ma il regista è in realtà l’italianissimo Mario Sequi, giunto all’ultimo titolo di una carriera quasi trentennale dietro la macchina da presa che ha avuto inizio nel secondo dopoguerra, dopo un decennio abbondante di apprendistato, fra gli altri con Righelli e Gentilomo. La verginella – titolo alternativo, peraltro più azzeccato: Assassinio di un fotoreporter – è una pellicola evidentemente alimentare e realizzata in tutta fretta con pochi mezzi e molte meno idee; la sceneggiatura di Fabio Piccioni sbanda continuamente fra giallo/thriller e commedia, ricadendo ripetutamente in un erotismo abbastanza spinto (a tutte le attrici è garantita almeno una scena di nudo, da qualche parte nella storia) e decisamente inutile ai fini narrativi. Ma in quegli anni all’allentarsi della censura il nostro cinema aveva risposto producendo in massa lavori di questa risma, a tutti gli effetti invecchiati maluccio – e questo al di là dell’inevitabile sguardo perplesso di uno spettatore del terzo millennio ormai avvezzo alla retorica del #metoo e alle rinate istanze femministe. Qui le donne non sono trattate benissimo, per usare un eufemismo delicato, e la differenza fra rapporto consensuale e stupro sembra talvolta sfuggire a Piccioni. Nel cast: Sonja Jeannine, Bianca Toso, José Quaglio, Gianni Musy, Elga Paoli, Rina Franchetti, Anita Strindberg, Jean Patrick e Renato Romano, con particine anche per Franco Fabrizi e Alessandro Haber, manco a dirlo impegnati entrambi in sequenze ambientate a letto. Visione francamente trascurabile, solo per aficionados del ‘genere’ e completisti amanti del nostro cinema dei bei tempi andati. 2/10.
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