Regia di Charles Vidor vedi scheda film
Due uomini e una donna si amano e si odiano, senza esclusione di colpi, sullo sfondo di una città dalle torbide atmosfere, Buenos Aires.
"Non c'è mai stata una donna come Gilda".
Questo slogan pubblicitario è entrato nella storia di Hollywood imponendo, nell'immediato dopoguerra, un conturbante sex symbol, Rita Hayworth.
L'attrice, pur essendo una punta di diamante della Columbia, non recitava dal 1944 perchè diventata mamma di Rebecca, nata dal matrimonio con Orson Welles.
Harry Cohn, boss della Columbia, era talmente invaghito e geloso della Hayworth, da spiare in tutti i modi l'attrice, arrivando a nascondere nel suo camerino alcuni microfoni per ascoltare le sue conversazioni con Glenn Ford.
Ford era stato appena congedato dal corpo dei Marines, e aveva già recitato con la Hayworth in "Seduzione" nel 1940.
Venne scritturato all'ultimo momento, in un clima piuttosto cupo per la lavorazione del film, in quanto Vidor e Cohn litigavano continuamente a causa del contratto troppo vincolante imposto al regista, che ne chiedeva la risoluzione.
Glenn Ford e George Macready, rispettivamente nelle parti di Johnny Farrell e Ballin Mundson, si resero subito conto, peraltro senza sentimenti di rancore, che il film era destinato ad essere il trionfo di Gilda, prima ancora di Rita Hayworth.
La critica dimostrò freddezza e una certa ostilità nei confronti della pellicola, destinata viceversa a un grande successo, decretato dai reduci della guerra e dal pubblico americano, desideroso di voltare pagina e sognare un nuovo periodo di benessere per la nazione.
Gli incassi iniziali si assestarono rapidamente sui tre milioni di dollari, crescendo ulteriormente quando l'immagine di Rita venne incollata sulla bomba atomica sperimentale lanciata sull'atollo di Bikini.
Al di là della storia impeccabilmente diretta da Charles Vidor, noir e mèlo insieme, dove in un locale equivoco di Buenos Aires si incrociano rancori, tradimenti, colpi di scena e tragedie, "Gilda" nasce capolavoro, si eleva su tutti i film del genere per l'eleganza della fotografia, la delicatezza della Hayworth nell'impersonare un ruolo solo apparentemente frivolo, che lei riesce a sdoganare con la sua classe inequivocabile.
"Gilda" racchiude in se tutto il fascino della grande Rita, dal momento in cui si sfila lentamente il guanto nero, alle sue canzoni:
"Put the blame on mame" e il più conosciuto "Amado mio", scritte da Doris Fisher e Allan Roberts, doppiate dalla voce di Anita Ellis.
Rita comunque ci regala la sua vera voce, esile ma gradevole, dedicando "Put the blame on mame" al custode della toilette Zio Pio, accompagnandosi con la chitarra.
Il corpo di Rita è vestito da Jean-Louis, che ha creato per lei abiti con spacchi vertiginosi, senza spalline, il fourreau nero per lo spogliarello con i guanti, la tenuta da camera trasparente e l'aderentissimo tailleur con veletta del matrimonio con Johnny Farrell.
Vidor realizza uno dei primi piani più famosi della storia del cinema, nella scena in cui Gilda, annunciata dalla sua voce che canta "Amado mio": Mundson le chiede "Sei presentabile?", e lei, rovesciando la testa all'indietro, risponde: "Chi, io?" (lo sono più del necessario!").
Di notevole impatto, le scene del matrimonio sotto la pioggia, del ballo di carnevale, dello schiaffo di Johnny a Gilda, poi restituito a Glenn Ford con la rottura di due denti.
Per Rita c'è stata purtroppo la "maledizione di Gilda", venuta alla luce quando andò in crisi il suo matrimonio con Alì Kan.
Rita confessò: "E' tutta colpa sua...Gli uomini della mia vita si sono innamorati di Gilda e la mattina si sono svegliati con me nel letto".
Mera consolazione, il battito cardiaco di Rita venne inciso su disco per i fan, e una copia del film venne murata da una spedizione scientifica alla base della catena delle Ande...
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