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La vergine di Bali

Regia di Guido Zurli vedi scheda film

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La recensione su La vergine di Bali

di mm40
2 stelle

David, perfetto gentleman inglese, non ne può più della sua vita medioborghese e soprattutto della fidanzata possessiva e invadente. Fugge a Bali, dove si dedica al massimo del relax, ma finisce invischiato nei loschi giri di un trafficante di gioielli; una volta uscitone fuori, convinto di avere anche trovato il vero amore, prepara tutto per il matrimonio con una conterranea conosciuta sull'isola. Ma David non è effettivamente ancora pronto a farsi mettere il guinzaglio.

L'unica caratteristica rimarchevole di questa pellicola minore è la netta suddivisione della trama in due tronconi, che a tratti si intersecano con i risultati (non proprio piacevoli) che si possono immaginare: uno è quello della commedia sentimentale sguaiata, l'altro è il thriller-dramma che si sviluppa nella sezione centrale del film. Guido Zurli è stato un modestissimo mestierante che ha fatto, come tanti altri, di necessità virtù, licenziando di volta in volta prodotti 'alimentari' di scarso spessore artistico, espressamente mirati a un pubblico facile ad accontentarsi; qui si gioca la carta dell'ambientazione esotica (le riprese sono state effettivamente fatte per gran parte in Indonesia) e in parallelo quella dell'avventura, calcando però la mano, come detto, su due tematiche difficilmente mescolabili, perlomeno in maniera omogenea. Così abbiamo un incipit e una chiusura ridanciani e, nel mezzo, una storia d'azione, brividi, sangue costellata da siparietti comici qua e là che lasciano, più che qualche sorriso, allibiti. George Ardisson è il protagonista, unico nome di qualche risalto nel cast; al suo fianco ci sono volti noti nel cinema 'di genere' come quelli di Ignazio Spalla (alias Pedro Sanchez) e di Isarco Ravaioli, oltre alla bella presenza femminile di Haydée Politoff. Sceneggiatura del regista e di Shahmardeka Effendi, chiunque egli/ella sia. 2/10.

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